Fame e carestia potrebbero presentarsi in oltre 20 paesi nei prossimi mesi, in assenza di un intervento tempestivo. Le zone più a rischio sono: Sud Sudan e Nigeria settentrionale, oltre a Yemen, e la maggior parte dei Paesi colpiti si trova in Africa. A dare l’allarme sono l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao) e il Programma alimentare mondiale (Pam) che hanno pubblicato un rapporto.
“L’entità della sofferenza è allarmante. Spetta a tutti noi agire subito e agire rapidamente per salvare vite, salvaguardare i mezzi di sussistenza e prevenire la situazione peggiore”, ha detto il direttore generale della Fao Qu Dongyu. “In molte regioni, la stagione della semina è appena iniziata o sta per iniziare. Dobbiamo correre contro il tempo e non lasciarci sfuggire questa opportunità di proteggere, stabilizzare e persino aumentare la produzione alimentare locale”.
“Stiamo assistendo a una catastrofe in diretta. La carestia – guidata dal conflitto e alimentata dagli shock climatici e dalla pandemia – sta bussando alla porta di milioni di famiglie”, ha detto il direttore esecutivo del Pam David Beasley. “Abbiamo urgentemente bisogno di tre cose per impedire a milioni di persone di morire di fame: i combattimenti devono finire, dobbiamo avere accesso alle comunità vulnerabili per fornire aiuti salvavita, e soprattutto abbiamo bisogno che i donatori aumentino le somme stanziate permettendoci di arrivare quest’anno a 5,5 miliardi di dollari”.
In Sud Sudan, precisamente nello stato di Jonglei, alcune comunità sono alle prese con la carestia già dallo scorso ottobre. Si prevede che oltre 7 milioni di persone in tutto il Paese potranno doversi confrontare con la fame nei prossimi mesi.
Per quanto riguarda la Nigeria settentrionale, infine, le proiezioni per la stagione compresa tra giugno e agosto mostrano che il numero di persone in condizioni di emergenza alimentare acuta potrebbe raddoppiare superando 1,2 milioni. Nei prossimi sei mesi, l’insicurezza alimentare e nutrizionale è destinata ad aumentare considerevolmente nel nord della Nigeria con circa 13 milioni di persone colpite a meno che non si aumenti l’assistenza alimentare e il sostentamento.