Mentre nella regione settentrionale del Camerun l’insurrezione jihadista di Boko Haram è iniziata intorno al 2010, nelle regioni Nord-Ovest e Sud-Ovest i combattimenti tra l’esercito camerunese e i separatisti anglofoni dell’Ambazonia sono divampati in una guerra su vasta scala nel 2017.
Recentemente la Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero Vaticano per Promuovere lo Sviluppo Umano Integrale ha definito la situazione ai confini Camerun-Nigeria non solo come oltraggiosa, ma come «rappresentazione della storia non raccontata di un popolo». Richiamando l’attenzione sulla regione, l’ufficio vaticano sottolinea come vi siano nigeriani che attraversano il confine nelle aree settentrionali in cerca di sicurezza in Camerun mentre i camerunesi stanno anche loro attraversando il confine sud-orientale della Nigeria. Mentre i conflitti infuriano, molte persone innocenti sono state uccise, i bambini costretti ad abbandonare la scuola e famiglie in fuga hanno lasciato le loro case. Non ci sono molte notizie su questi conflitti, tranne la loro menzione quando si verificano gravi atrocità. Nel frattempo, comuni abitanti dei villaggi, la Commissione nazionale per i rifugiati, le agenzie delle Nazioni Unite e la Chiesa sia in Camerun che in Nigeria stanno facendo la loro parte per fornire assistenza umanitaria ai camerunesi coinvolti nei conflitti.
Quando i rifugiati entrano in Nigeria dal Camerun, alcuni di loro camminano per quasi otto giorni prima di poter trovare aiuto. Affamati, stanchi e talvolta bisognosi di cure mediche per le ferite da arma da fuoco, i primi soccorritori per i nuovi arrivati, come sempre accade, sono residenti del posto o membri delle autorità locali. La situazione, rende noto il sito Vatican News, non è diversa nello Stato nigeriano di Cross River (area sud-orientale del Paese) di cui Calabar è capoluogo.