Di Valentina Giulia Milani
Valutando quali sono i Paesi più a rischio di conflitti, disordini civili e sfollamenti causati dal degrado ecologico, il rapporto Ecological threat report (Etr) pubblicato nei giorni scorsi dal think tank Institute for economics and peace (Iep) ha rilevato che numerose nazioni africane sono particolarmente vulnerabili in termini di sostenibilità.
Le proiezioni al 2050 mostrano che gran parte dell’Africa subsahariana dovrà fare i conti con una forte insostenibilità a causa di alti livelli di inquinamento atmosferico, scarse condizioni igienico-sanitarie, alti tassi di omicidi e sostanziali minacce ecologiche combinate con un’elevata crescita demografica.
Il rapporto di 77 pagine evidenzia 27 Paesi “hotspot”, che affrontano le peggiori minacce ecologiche e che hanno la più bassa resilienza sociale. Ventitre di questi si trovano nell’Africa subsahariana e nell’area Mena (Medio Oriente e Nordafrica).
Nello specifico, 41 Paesi stanno attualmente affrontando una grave insicurezza alimentare, che ha un impatto sullo sviluppo economico, sulla salute pubblica e sull’armonia sociale. 830 milioni di persone che vivono in questi Paesi sono a rischio, di cui l’89% risiede nell’Africa sub-sahariana, seguita dall’area Mena con 49 milioni.
Anche il livello di sottonutrizione è preoccupante. Il numero di persone colpite è aumentato del 35% nel 2021, superando i 750 milioni di persone. Si prevede che la denutrizione peggiorerà a causa del crescente degrado ecologico, dell’aumento dell’inflazione e della guerra tra Russia e Ucraina.
Inoltre, oltre 1,4 miliardi di persone in 83 Paesi si trovano ad affrontare uno stress idrico estremo, e più della metà di questi Paesi si trova in Africa.
L’Africa subsahariana è anche la seconda regione più colpita dai disastri naturali. Per questo, le comunità faranno fatica a riprendersi prima che si verifichi il prossimo. Inoltre, i disastri legati al clima spesso portano a migrazioni forzate di massa.
Dal rapporto si evince che nel 2021, i Paesi che hanno registrato il maggior numero di spostamenti interni dovuti a conflitti e disastri naturali sono stati Siria, Etiopia, Repubblica Democratica del Congo, Afghanistan e Sud Sudan.
L’Asia-Pacifico è la prima regione più colpita dai disastri naturali. L’America centrale e i Caraibi sono altre regioni particolarmente colpite. L’ultimo rapporto multi-agenzia sul clima ha rivelato che il numero di disastri legati al tempo, al clima e all’acqua è aumentato di cinque volte negli ultimi 50 anni.
Le regioni esposte ai più alti livelli di minaccia ecologica sono in media le meno preoccupate per i cambiamenti climatici, mentre l’Africa subsahariana e l’Asia meridionale sono più preoccupate da guerre, terrorismo, criminalità, violenza e mezzi di sussistenza.
Molti Paesi africani contano sulla 27a sessione della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che prenderà il via all’inizio di novembre a Sharm el-Sheikh per affrontare l’ingiustizia climatica.
A preoccupare, si legge nel report, è anche la difficoltà nel gestire le megalopoli. Esistono 33 megalopoli nel mondo, di cui due situate in Africa: Lagos (Nigeria) e Kinshasa (Repubblica Democratica del Congo).
Si prevede che 14 città diventeranno megalopoli entro il 2050 e 4 città africane si uniranno al gruppo. Dar es Salaam (Tanzania), Nairobi (Kenya), Khartoum (Sudan) e Luanda (Angola).
Oltre il 60% delle megalopoli attuali si trova in Paesi con situazioni di sicurezza instabili. Hanno i tassi di crescita demografica più elevati, le condizioni igienico-sanitarie più precarie, livelli più alti di microcriminalità e criminalità organizzata e minacce ecologiche sostanziali (ad esempio, un inquinamento atmosferico pervasivo).
Tuttavia, per far fronte a queste sfide, la maggior parte delle megalopoli più povere “non ha la capacità finanziaria e di governance”, si legge nel rapporto.
Nel continente, Kinshasa, Nairobi e Lagos sono le città che probabilmente dovranno affrontare le sfide più difficili. Si prevede che Dar es Salaam e Nairobi aumenteranno la loro popolazione di oltre il 100% nei prossimi 30 anni, mentre Kinshasa, Lagos e Khartoum potrebbero aumentare la loro popolazione di oltre l’80%.
Con la loro elevata crescita demografica, unita all’assenza di un quadro adeguato per affrontare le sfide esistenti, “faranno fatica a gestire le minacce ecologiche”.