“Le autorità del Lesotho e il governo entrante devono affrontare i casi irrisolti di brutalità della polizia, tortura e uccisioni illegali e garantire la responsabilità per questi crimini contro i diritti umani oltre il periodo elettorale per il voto del 7 ottobre”, Con queste parole Amnesty International porta l’attenzione, tramite una nota emessa ieri, su quello che definisce “un pericoloso schema di violazioni dei diritti umani, tra cui torture, uccisioni illegali e uso eccessivo della forza da parte di membri delle forze di sicurezza” che in Lesotho è stato una caratteristica comune degli ultimi cinque anni.
“I candidati politici in lizza per le posizioni di leadership, compresi i seggi parlamentari, alle prossime elezioni generali devono impegnarsi a mettere il rispetto dei diritti umani e la responsabilità per le passate violazioni dei diritti umani al centro delle loro campagne. Se eletti, devono garantire l’accesso alla giustizia e a rimedi efficaci per le vittime di questi crimini contro i diritti umani”, ha dichiarato Muleya Mwananyanda, direttore di Amnesty International per l’Africa orientale e meridionale.
L’organizzazione di difesa dei diritti umani ricorda che dal 2017, il Lesotho ha visto una serie di violazioni dei diritti umani, tra cui l’uso eccessivo e sproporzionato della forza da parte delle forze di sicurezza. Ci sono state anche segnalazioni di uccisioni illegali, torture e altri maltrattamenti di sospetti autori di reati da parte di membri delle forze di sicurezza, tra cui il Lesotho Mounted Police Service e le Lesotho Defence Forces.
L’uso illegale della forza da parte della polizia in Lesotho ha provocato uccisioni illegali, tra cui quella del 16 giugno 2022, quando la polizia ha aperto il fuoco contro gli studenti dell’Università nazionale del Lesotho, che protestavano contro i tagli al loro sussidio di sussistenza, anche se non rappresentavano una minaccia imminente. Gli spari hanno ucciso uno studente, Kopano Francis Mokutoane, e ferito diversi altri. Numerosi agenti di polizia sono stati sospesi per l’uso eccessivo e illegale della forza durante le proteste.
Il 2 settembre 2021, gli agenti della stazione di polizia di Thetsane, a Maseru, hanno arrestato Tseliso Sekonyela perché sospettato di aver rubato del liquore. Il 4 settembre 2021 gli agenti hanno consegnato il suo corpo all’obitorio senza specificare le cause del decesso.
Sebbene alcuni membri della polizia siano stati sospesi per le loro azioni, tra cui l’uccisione di Mokutoane, altri membri delle forze di sicurezza rimangono al loro posto, nonostante le numerose prove, tra cui le ricerche delle Ong per i diritti umani, evidenzino gravi violazioni dei diritti umani.
Amnesty International ha documentato anche casi di tortura e altri maltrattamenti da parte delle forze di sicurezza. In uno di questi casi, il 13 gennaio 2022, Napo Mafaesa, avvocato per i diritti umani di 34 anni, è stato arrestato da membri del Lesotho Mounted Police Service con l’accusa di aver nascosto una pistola appartenente a un suo cliente. Secondo le informazioni a disposizione di Amnesty International, gli agenti di polizia lo hanno portato alla stazione di polizia di Ha Mabote e lo hanno sottoposto a tortura per estorcergli una “confessione”, nonostante avesse detto di non sapere nulla della pistola.
La polizia ha incatenato le gambe di Mafaesa e gli ha legato le mani prima di mettergli un pneumatico sgonfio sul viso, facendolo respirare a fatica dal naso e dalla bocca. Gli hanno ripetutamente versato acqua fredda sul viso mentre lo aggredivano. Mafaesa è stato liberato nelle prime ore del 14 gennaio con gravi dolori e sta facendo causa alla polizia per circa 28.000 dollari per le torture che sostiene di aver subito.
Le autorità di polizia del Lesotho stanno affrontando una serie di azioni legali per reati che vanno dall’omicidio, all’insabbiamento e alla violazione dei fini della giustizia, fino all’aggressione, alla tortura e alla morte in custodia. Uno studio legale di Maseru sta seguendo 58 casi di brutalità della polizia registrati dal 2018.
Dalla nota si apprende che le autorità di polizia, tra cui il commissario Holomo Molibeli, hanno ammesso ad Amnesty International, durante un incontro presso il quartier generale della polizia a Maseru nel mese di luglio, che casi di tortura e altre violazioni dei diritti umani sono emersi all’interno dei loro ranghi, attribuendo la colpa a “elementi di polizia disonesti”.
“È dovere della polizia proteggere il pubblico, ma i precedenti di brutalità della polizia in Lesotho dimostrano che i cittadini hanno molto da temere dai loro agenti. È tempo che le autorità del Lesotho assumano un atteggiamento di tolleranza zero nei confronti di uccisioni illegali, torture e altri maltrattamenti da parte delle forze di sicurezza e garantiscano che i presunti responsabili siano chiamati a risponderne. Le vittime devono avere accesso alla giustizia e a rimedi efficaci”, ha dichiarato Muleya Mwananyanda.