Il conflitto in Niger, che coinvolge anche territori del Mali e del Burkina Faso con numerosi gruppi armati dello Stato Islamico nel Grande Sahara (Isgs) e Jama’at Nusrat al-Islam wal-Muslimin (Jnim), affiliata ad al-Qaeda, colpisce in particolare i bambini, che sempre più spesso e sempre più numerosamente vengono uccisi e presi di mira nelle campagne di reclutamento di questi gruppi armati. Lo rivela un rapporto di Amnesty International, “Non ho niente tranne me stesso”, che mostra la grande sofferenza e gli abusi subiti dai bambini, che riportano traumi dopo aver assistito ad attacchi ai loro villaggi, alla morte di familiari o dopo aver subito abusi di ogni tipo. A molte bambine e ragazze, in particolare, viene impedito di proseguire la scuola e imposto un matrimonio forzato con i combattenti.
“Nella regione di Tillabéri, in Niger, un’intera generazione sta crescendo circondata da morte e distruzione. I gruppi armati hanno ripetutamente attaccato scuole e riserve alimentari e prendono di mira i bambini per il reclutamento” ha affermato Matt Wells, vicedirettore dell’unità di crisi di Amnesty International, esortando il governo nigerino e i suoi partner internazionali ad agire con urgenza per monitorare e prevenire ulteriori abusi e proteggere i diritti fondamentali di tutte le persone colpite dal conflitto. Amnesty International considera la situazione in Niger come “un conflitto armato non internazionale”, data l’intensità della violenza e il livello di organizzazione sia dell’Isgs che del Jnim, e ha denunciato più volte come, nonostante le continue chiamate da parte delle vittime e di testimoni del conflitto, le forze di difesa e sicurezza (Fds) del Niger arrivassero spesso molto tempo dopo la fine delle uccisioni e dei saccheggi.
Il conflitto a Tillabéri si è notevolmente intensificato dall’inizio di quest’anno. Secondo l’Armed Conflict Location & Event Data Project, la violenza contro i civili ha portato a 544 morti legate al conflitto tra il 1 gennaio e il 29 luglio 2021 in Niger, superando già le 397 persone uccise nel 2020. I gruppi armati hanno ucciso più di 60 bambini nell’area tri-confine del Niger nel 2021. L’Isgs, che opera principalmente al confine con il Mali, sembra responsabile della maggior parte delle uccisioni su larga scala. L’Fds si è ritirato da alcune aree di confine dopo aver subito gravi perdite in seguito ad attacchi e scontro con Isgs e Jnim alla fine del 2019, un fatto che ha avuto come conseguenza l’assenza di autorità statali in quella regione: il reclutamento di bambini da parte del Jnim, ad esempio, è aumentato significativamente quest’anno nel dipartimento di Torodi, vicino al confine con il Burkina Faso. Le reclute minorenni ricevono addestramento alle armi per periodi che vanno da una settimana a tre mesi e utilizzate soprattutto come spie, esploratori e vedette.
Amnesty International ha documentato, nei mesi, numerosi attacchi di gruppi armati che hanno preso di mira e bruciato scuole in almeno quattro dipartimenti della regione di Tillabéri: in base al diritto umanitario internazionale, gli attacchi contro le scuole sono vietati a meno che l’edificio scolastico non venga utilizzato per scopi militari. Inoltre il conflitto ha notevolmente minato l’accesso dei bambini all’assistenza sanitaria, poiché i gruppi armati hanno saccheggiato le strutture sanitarie e le autorità nigeriane hanno limitato il movimento dei civili.
Tali attacchi e, più in generale, la situazione di conflitto e insicurezza hanno avuto un profondo impatto sulla salute mentale e sul benessere dei bambini: Amnesty International ha documentato sintomi di trauma e angoscia tra i bambini, inclusi incubi, disturbi del sonno, paura, ansia e perdita di appetito. Molti hanno riferito di come il rumore delle moto abbia suscitato ricordi di attentati.
Il conflitto è scoppiato in Mali nel 2012 e da allora si è riversato nei vicini Burkina Faso e Niger. I gruppi armati hanno gareggiato per il controllo nelle aree di confine e si sono spesso scontrati con l’esercito nigeriano e le forze di paesi come Ciad, Mali, Burkina Faso e Francia. Si stima che quest’anno 13,2 milioni di persone nei tre paesi avranno bisogno di assistenza umanitaria e circa 1,9 milioni di persone sono sfollate.