Il giornalista Angelo Ferrari, ex-cronista di Agi ed editorialista della Rivista Africa, scomparso all’età di 63 anni, il 2 ottobre 2023, dopo una lunga malattia, è tornato nella terra che tanto ha amato e raccontato, l’Africa. Ieri le sue ceneri, dopo una cerimonia officiata da padre Kizito presso la Casa di Anita, un luogo a cui Angelo era particolarmente legato, sulle colline di Ngong, a sud-est di Nairobi, in Kenya, sono state sepolte sotto un albero di avocado. Presente la moglie Gabriela.
Tra gli ultimi desideri di Angelo Ferrari, espresso alla compagnia Gabriela e agli amici più cari, c’era proprio quello di essere sepolto in Kenya, una terra che ha amato tanto e raccontato con passione e dedizione.
Casa di Anita, gestita da Amani onlus, è un centro di accoglienza per ex-bambine e ragazze di strada, progetto nato nel 1999 in memoria di Anita Pavesi, giudice onorario del Tribunale dei minori di Milano.
Angelo Ferrari, nella sua lunga carriera di giornalista, ha viaggiato e raccontato l’Africa come un vero cronista appassionato: penna prolifica, ha avuto all’attivo una ventina di libri, tra cui l’ultimo “Non so come andrà a finire” (OgZero). Amico e collega di Raffaele Masto, hanno scritto a quattro mani “Mal d’Africa” e “Africa Bazaar”.
“Ora Angelo è per sempre nella terra che ha amato e di cui ha raccontato le vicende, i risvolti, la storia e la cronaca, l’economia e la politica ma soprattutto le persone. Angelo è ora la vita africana che torna sotto le sembianze di una pianta, che cresce come inarrestabile, si sviluppa e svilupperà la coscienza di questo continente in cui, sia pur sviscerandone con lucida intelligenza i mali e gli abusi subiti e perpetrati, trovava sempre uno spunto positivo, una storia salvifica, un’uscita di sicurezza”, scrive il suo amico Freddie Del Curatolo su Malindikenya.net .
“Le sue ceneri sono state sotterrate dove le radici di un avocado assorbiranno le sue ceneri e proteggeranno la sua anima. Ci piace pensare che in qualche modo l’etica, la filosofia, l’onestà intellettuale di Angelo possano in qualche modo influire beneficamente sulle ospiti della struttura gestita dalla Ong Amani. Che quell’avocado sarà innaffiato con passione, obbiettività, partecipazione, gioia di essere parte di un insieme. Intanto il suo grande insegnamento, che l’Africa si può scrivere solo se la si vive e per viverla è necessario conoscerne le persone, incontrare i veri protagonisti, la gente comune che con le sue storie compone quel grande, controverso, meraviglioso mosaico che è questo continente”,