Di Céline Nadler
La questione del debito, che continua a gravare sui Paesi africani, si farà ancora più pesante. Entro la fine del 2023, più della metà delle economie del continente sarà probabilmente in difficoltà per quanto riguarda il debito. Secondo diversi osservatori alcuni Paesi, tra cui Etiopia e Gibuti, riusciranno però a ristrutturare il proprio debito per evitare il default e l’inflazione rallenterà nelle due maggiori economie africane, Nigeria e Sudafrica, con l’attenuarsi delle carenze causate dalla pandemia e dalla guerra in Ucraina.
L’Angola è invece il Paese africano che ha ricevuto più prestiti dalla Cina negli ultimi 20 anni: oltre 42 miliardi di dollari. Lo afferma un rapporto del Royal Institute of International Affairs (Chatham House) del Regno Unito, che sostiene che il debito della regione è una “priorità globale”.
Secondo Chatham House, i Paesi africani devono 696 miliardi di dollari, un aumento di cinque volte rispetto all’inizio del millennio, con il 12% di tale importo dovuto ai creditori cinesi.
Lo studio analizza nel dettaglio sette Paesi, tra cui l’Angola, e sottolinea come il rapporto debito/Pil sia migliorato negli ultimi semestri, anche grazie all’apprezzamento del kwanza e alla crescita dell’economia passata dal 130% del 2020 al 86,4% nel 2021, e scenderà nuovamente al 56,6% nel 2022, anche se il costo del servizio del debito dovrebbe avvicinarsi ai 13 miliardi di dollari nel 2022, di cui il 38% si riferisce al debito estero.
Nell’elenco stilato nello studio che sottolinea l’eccessiva dipendenza di alcuni Paesi dalla Cina, l’Angola deve alla Repubblica popolare più dei tre Paesi successivi, superando la somma di 13,7 miliardi di dollari dell’Etiopia, 9,8 miliardi dello Zambia e 9,2 miliardi di dollari del Kenya.
I ricercatori di Chatham House osservano tuttavia – citando tra gli altri l’esempio dello Zambia, primo Paese ad essere entrato in financial default – che “lungi dall’essere una strategia sofisticata per appropriarsi dei beni africani, i prestiti della Cina, a una fase iniziale, potrebbe aver creato una trappola del debito per la Cina, che è rimasta profondamente invischiata con i partner africani, sempre più maturi e assertivi”.
Sottolineando che il debito dei Paesi africani dovrebbe essere visto come una “priorità globale” – 22 dei 54 Paesi africani sono sovraindebitati – l’analisi di Chatham House mostra anche che la Cina sta cambiando la sua interazione con i partner del continente, avendo messo un forte freno alle erogazioni, passate dai 28,4 miliardi del 2016 agli 8,2 miliardi di dollari nel 2019 e ad appena 1,9 miliardi di dollari nel 2020, durante la pandemia.