Angola, scoppia la polemica su due nuove leggi sulla sicurezza

di claudia
militari sudanesi

di Céline Camoin

Stanno facendo discutere le due leggi recentemente promulgate in Angola sui reati di vandalismo di beni e servizi pubblici e sulla sicurezza nazionale. Gruppi nazionali e internazionali per i diritti umani, tra cui Human Rights Watch (Hrw), ed esperti legali hanno criticato le nuove leggi.

Il testo  sui reati di vandalismo è accusato di violare i diritti alla libertà di espressione, di riunione e dei media protetti sia dalla Costituzione angolana che dal Patto internazionale sui diritti civili e politici, ratificato dall’Angola nel 1992, nonché da altri trattati internazionali e regionali sui diritti umani. Gli articoli 8 e 15 della legge sui reati di vandalismo impongono pene detentive fino a 15 anni per le persone che “forniscono, diffondono o pubblicano con qualsiasi mezzo, informazioni relative alle misure di sicurezza applicabili ai beni e servizi pubblici”. L’articolo 8 definisce il semplice atto di registrare o facilitare la registrazione, tramite media analogici o digitali, fotografie, video o disegni, delle misure di sicurezza per infrastrutture e servizi pubblici come un attentato contro la sicurezza di beni e servizi pubblici. L’articolo 23 consente alle autorità di adottare “misure appropriate” per prevenire la distruzione e il danneggiamento di infrastrutture o servizi pubblici, senza specificare cosa costituirebbe “misure appropriate”. L’Associazione per la giustizia, la pace e la democrazia, un gruppo angolano, ha dichiarato a Human Rights Watch che la legge autorizza il governo a perseguire chiunque organizzi proteste contro la condotta e le politiche del governo. La relatrice speciale delle Nazioni Unite sui diritti alla libertà di riunione pacifica e di associazione, Gina Romero, aveva esortato il governo e l’Assemblea nazionale dell’Angola a non adottare una legislazione che potesse essere utilizzata per limitare i diritti fondamentali.

Il disegno di legge sulla sicurezza nazionale contiene anche disposizioni contrarie al diritto nazionale, regionale e internazionale sui diritti umani, precisa Hrw. Ad esempio, l’articolo 36 conferisce alle forze di sicurezza governative l’autorità di vietare alle stazioni radio pubbliche o private di trasmettere e di interrompere alcuni servizi di telecomunicazione in “circostanze eccezionali” senza un ordine del tribunale. Il disegno di legge non specifica cosa costituirebbe “circostanze eccezionali”. Autorizza inoltre le forze di sicurezza a ispezionare “stabilimenti o altri luoghi pubblici o aperti al pubblico” e “sorvegliare le loro attrezzature di sicurezza”, senza approvazione o supervisione giudiziaria. L’articolo 40 richiede ai dipendenti di aziende pubbliche e private e ad altri di segnalare alle forze di sicurezza qualsiasi fatto di cui vengano a conoscenza nel corso delle loro mansioni o a causa loro che costituisca rischi e minacce per la sicurezza nazionale. Il mancato rispetto di questa disposizione può comportare un’azione penale.

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