Aqmi (Al Qaeda nel Maghreb Islamico) ha colpito ancora. Dopo gli attentati in Mali e Burkina Faso (a novembre e a gennaio), questa volta hanno preso di mira la Costa d’Avorio. E non a caso.
In questi anni, il Paese dell’Africa occidentale sta uscendo dalla crisi politica, militare ed economica causata dalla guerra civile che ha infiammato la nazione nei primi anni Duemila. Uno dei pilastri sui quali poggia la ripresa economica è il turismo. L’instabilità del Kenya e dell’Egitto, tradizionali mete dei turisti occidentali (italiani in testa), hanno fatto sì che gli imprenditori del comparto investissero grandi capitali proprio in Costa d’Avorio. Attirando negli ultimi anni molti turisti, soprattutto dall’Europa.
I terroristi jihadisti lo sanno. Così come sanno che la Costa d’Avorio, più del Mali, più del Burkina Faso, è uno degli alleati più solidi e fedeli della Francia. Parigi, fin dai tempi della decolonizzazione, ha investito moltissimo nel Paese. La comunità francese poi è molto forte e radicata. Per i miliziani jihadisti colpire la Costa d’Avorio è come colpire direttamente la Francia. Francia che, dopo l’intervento in Mali nel 2013, è diventata il nemico numero uno delle formazioni che si ispirano all’Islam più radicale. Gli attentati a Parigi e poi, quelli a Bamako e a Ouagadougou lo dimostrano.
Ma se a Parigi è stato l’Isis a colpire, in Africa occidentale il protagonista della galassia jihadista è Aqmi. Il gruppo è nato negli anni Novanta, nell’ambito della guerra civile algerina con lo scopo di ribaltare il governo dell’Algeria e istituirvi uno Stato islamico. Al suo vertice si trovava nel 2004, l’ «emiro» Abdelmalek Droukdel. Con il declino del Gruppo islamico armato (Gia), il gruppo restava il maggiore gruppo ribelle, con circa 300 guerriglieri nel 2003, e con un piano di assassinii di personale della polizia e dell’esercito algerino. Nel 2005 si è affiliato ad Al Qaeda, rinominandosi Al Qaeda nel Maghreb islamico (Aqmi) ed è diventato attore non secondario nella guerra civile che in Mali ha portato alla dichiarazione dell’indipendenza del settentrione di quel Paese, abitato prevalentemente dalla componente tuareg.
Oggi, Aqmi opera in tutto il Sahel. Con una capacità di azione veramente sorprendente. Come dimostrano gli attentati a Bamako, Ouagadougou e, ora, in Costa d’Avorio.