Ci sono bambini soldato sudanesi in prima linea nella guerra lanciata nel marzo 2015 dall’Arabia Saudita in Yemen contro i ribelli sciiti Houthi. Lo ha rivelato ieri il New York Times, citando soldati sudanesi, secondo cui sono circa 14.000 i miliziani sudanesi che hanno combattuto al fianco delle milizie locali fedeli ai sauditi. Sempre secondo le rivelazioni sarebbero centinaia quelli rimasti uccisi.
Come riporta l’agenzia Askanews, quasi tutti i combattenti sudanesi sarebbero originari della regione occidentale del Darfur, teatro negli scorsi anni di un conflitto civile che ha causato circa 300.000 morti e 1,2 milioni di sfollati. Molti appartengono invece alla forza paramilitare denominata Rapid Support Forces, una milizia usata in passato dal governo di Khartoum proprio nella guerra in Darfur e precedentemente nota con il nome di Janjaweed (diavoli a cavallo, ndr), accusata di abusi e violenze. Dalle interviste condotte dal Nyt è emerso che i minorenni, di età compresa tra 14 e 17 anni, rappresenterebbero tra il 20 e il 40 per cento delle unità sudanesi.
Stando al racconto di sette combattenti, i sudanesi combattono solo per denaro, in un momento in cui il loro Paese sta attraversando una grave crisi economica, con l’inflazione al 70% e proteste di piazza per il rincaro dei beni di prima necessità.
I miliziani sudanesi vengono pagati in riyal sauditi, pari a circa 480 dollari al mese per un 14enne senza esperienza a circa 530 dollari al mese per un ufficiale esperto Janjaweed. Inoltre ricevono un supplemento tra i 185 e i 285 dollari per ogni mese in cui vengono coinvolti in combattimento. I pagamenti vengono depositati direttamente nella Faisal Islamic Bank of Sudan, in parte di proprietà dei sauditi. Alla fine della rotazione di sei mesi, ogni combattente riceve anche un pagamento una tantum di almeno 700.000 sterline sudanesi, circa 10.000 dollari al tasso di cambio ufficiale attuale.