A Bamako, ieri, mercoledì 13 dicembre, Piazza dell’Indipendenza era popolata più del solito. Circa mille persone, all’uscita dalle moschee, si sono date appuntamento nel cuore della capitale maliana rispondendo all’appello del collettivo delle associazioni musulmane del Paese che invitava la popolazione a partecipare alla manifestazione indetta contro la decisione di Donald Trump di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele. Ad animare la piazza caricature del presidente americano e tante kefiah intorno al collo.
La comunità islamica del Mali, insieme a quella di numerose altre nazioni, condanna infatti fortemente la scelta di Trump. Come riporta Rfi, il presidente del collettivo Mohamed Kimbiri è stato chiaro: «Questa decisione è un insulto alla comunità musulmana. Siamo rimasti scioccati e dobbiamo combatterla. Per il momento stiamo manifestando in modo pacifico, ma è probabile che le dimostrazioni diventino violente». Anche l’attivista maliano Ras Bath ha espresso il proprio malumore: «Donald Trump ha pensato alle conseguenze? E’ consapevole del significato di questa azione? Non trasmette forse un senso di islamofobia? Forse non rispetta i musulmani quanto gli ebrei?»
Il riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele continua, infatti, a generare tensioni in diverse parti del mondo. Domenica scorsa, per esempio, slogan anti Trump e drappi palestinesi hanno invaso Rabat, la capitale del Marocco che si è mobilitata in massa con la partecipazione anche di partiti politici e associazioni. Migliaia di persone hanno sfilato per le strade manifestando dissenso e bloccando il traffico. Tutto ciò dopo aver boicottato per diversi giorni i prodotti americani.
Mentre la folla scendeva in piazza a Bamako, ieri, a Istanbul si riuniva il Vertice straordinario dell’Organizzazione della Cooperazione Islamica (OIC), convocato da Erdogan. I 48 Paesi che hanno partecipato si sono tutti trovati d’accordo nel rivendicare Gerusalemme Est come capitale dello Stato di Palestina.
Di Valentina G. Milani