A partire da gennaio le compagnie minerarie e petrolifere dell’Africa centrale dovranno rimpatriare la valuta frutto delle loro transazioni all’estero e procedere alla retrocessione delle valute spedite all’estero al fine di evitare una possibile crisi. Lo ha ricordato il governatore della Banca degli Stati dell’Africa centrale (Beac), Abbas Mahamat Tolli, nel corso di un incontro a Douala, in Camerun, con gli imprenditori del settore, citato da Business Africa. “Il settore petrolifero rappresenta una quota importante, dal punto di vista economico dei nostri Paesi. È più della metà delle risorse di bilancio degli Stati membri. Il Franco Cfa non oscilla, è stabile e deve essere tutelato il potere d’acquisto dei cittadini. L’Unione monetaria si basa essenzialmente su clausole per la retrocessione delle monete derivanti dall’esportazione delle merci”.
I settori estrattivo, minerario e degli idrocarburi hanno sempre beneficiato di misure più morbide in materia proprio per la specificità delle loro attività. Per il governatore della Beac tuttavia è essenziale che le compagnie minerarie e petrolifere rimpatrino le valute derivanti dalle loro transazioni all’estero per evitare una possibile crisi valutaria nella sottoregione, come quella avvenuta del 2019.
“Nel 2018 le retrocessioni della Banca centrale rappresentavano appena 3.000 miliardi di franchi (4,58 miliardi di euro). Oggi, senza i settori estrattivi, abbiamo più di 8.000 miliardi di franchi (12,21 miliardi di euro) che vengono retrocessi da altri operatori economici. Si noti che se il settore estrattivo rispetta anche questa politica non avremo difficoltà legate alla disponibilità di riserve valutarie” ha sottolineato Tolli.
Le aziende che non rispetteranno tali indicazioni potrebbero dover affrontare sanzioni fino alla loro possibile esclusione dai circuiti finanziari controllati dalla Banca centrale.