Un muro, ora colorato, che vanta una superficie di niente di meno che 2000 metri quadrati e una lunghezza di 940 metri: si tratta del murales più lungo d’Africa, un’opera realizzata da 24 artisti provenienti da Benin, Togo, Burkina Faso, Francia, Finlandia e Senegal. Uno dei risultati più imponenti e significativi del Festival dell’arte urbana dell’Africa francofona, iniziato dal beninese Laurenson Djihouessi nel 2013, sotto gli auspici dell’associazione Assart.
Chiamato “Il muro del patrimonio” (Le Mur du Patrimoine), l’opera i cui graffiti ruotano intorno al tema “patrimonio e potenziale del Benin”, oltre ad essere il più lungo dell’Africa, è il terzo del mondo dopo quelli degli Emirati Arabi Uniti (Dubai) e del Brasile. Il fortunato muro che lo “ospita” è il recinto della ex Organizzazione Comune Benin Niger (Ocbn) che lascia l’incrocio Zongo e porta al ponte Konrad Adenauer.
Un’opera sovradimensionata dai mille colori che presenta diverse sfaccettature e raffigura situazioni e personaggi emblematici del Benin come il re Behanzin, la Porta del non ritorno, l’Egungun, l’uomo-orchestra Sagbohan Danialou, la cantante Angelique Kidjo, le valorose Amazzoni, la regina Tassi Hangbé, le maschere Guèlèdè, il presidente generale Mathieu Kérékou… “Il muro del patrimonio” riassume infatti la storia dei popoli del Benin e tutti gli elementi che creano la specificità della sua cultura e della sua tradizione.
Da considerarsi un museo a cielo aperto, il progetto dell’opera ha beneficiato del sostegno del governo attraverso i ministri Jean-Michel Abimbola e Oswald Homeky, rispettivamente incaricati del Turismo, della Cultura e delle Arti e dello Sport.