Il governo del Benin ha pubblicato un decreto attuativo che fissa le condizioni minime che devono avere gli afrodiscendenti che fanno richiesta di cittadinanza. A luglio infatti il Benin ha adottato una nuova legge, promulgata i primi di settembre dal presidente Patrice Talon, per riconoscere la cittadinanza, con più velocità e facilità, agli afrodiscendenti.
Secondo il decreto attuativo, “le persone con origini africane deportate nell’ambito della tratta degli schiavi e del commercio triangolare” possono richiedere la naturalizzazione beninese: per beneficiarne è necessaria la maggiore età e dimostrare la propria discendenza africana. Un’altra condizione è che il padre o la madre del richiedente siano nati prima del 1944. Se una pratica presentata da un afrodiscendente riceve parere favorevole, gli viene rilasciato un certificato di nazionalità provvisorio, valido per 3 anni: per ottenere un certificato definitivo, il richiedente dovrà soggiornare almeno una volta in territorio beninese.
Tali formalità burocratiche, da espletare rigorosamente e interamente online (un portale è in fase di sviluppo e sarà messo online i primi di dicembre) tuttavia avranno una procedura più rapida se il richiedente possiede tutti i requisiti ed è già in Benin. La nazionalità beninese dà la libertà di ingresso, soggiorno e uscita dal Paese e il diritto al passaporto. Il nuovo cittadino beninese tuttavia non può né votare né lavorare nella pubblica amministrazione.
La legge era stata annunciata dal presidente Patrice Talon durante una visita ufficiale in Brasile, a maggio, nel corso della quale aveva annunciato di voler aprire la cittadinanza beninese “a tutti gli afrodiscedenti che lo desiderano”. Pur essendo un fatto storico, la cittadinanza agli afrodiscendenti non sarà “a pieno titolo” ma una nazionalità per riconoscimento, ovvero che può aprire a sua volta ad una cittadinanza piena ma per ottenere la quale sono necessari almeno 5 anni di residenza in Benin.