Benin, l’attivista franco-beninese Kemi Seba perde la nazionalità francese

di claudia
Kemi Seba

Il cittadino franco-beninese Kemi Seba, attivista panafricanista molto noto sia in Francia che in Africa occidentale, è stato privato della cittadinanza francese. Seba, il cui vero nome è Gilles Robert Capo Chichi, noto per le sue analisi fortemente anti-occidentali ammantate di panafricanismo, attivo da anni e molto noto anche in Africa, dove spesso viene accolto come una personalità, ha organizzato o partecipato a numerose manifestazioni ostili al Franco Cfa in Africa, dove è stato regolarmente arrestato, espulso o respinto, in particolare dalla Costa d’Avorio, dal Senegal e dalla Guinea. La notizia viene riportata dalla Gazzetta ufficiale francese.

In Francia, l’anno scorso, fu accusato dal deputato Thomas Gassilloud, allora presidente della Commissione di difesa dell’Assemblea nazionale, di essere un “responsabile della propaganda russa” e di servire “una potenza straniera che alimenta il sentimento antifrancese”. È comparso più volte a eventi governativi russo-africani, come lo storico vertice Russia-Africa dell’anno scorso a San Pietroburgo, tiene regolarmente conferenze in Russia e in passato ha ottenuto anche ingenti finanziamenti dal gruppo Wagner.

Nel marzo scorso, la prefettura francese del dipartimento dell’Essonne aveva tentato di vietare una conferenza di questo attivista, allora già oggetto di un procedimento per la perdita della nazionalità, decisione sospesa dal tribunale amministrativo. Durante il procedimento che ha portato alla perdita della nazionalità francese, Seba ha pubblicato un video online sulla sua pagina Instagram in cui si è mostrato mentre brucia un passaporto francese. È stato condannato più volte in Francia per incitamento all’odio razziale e oggi è a capo del gruppo Emergence panafricaniste e gode di una certa aura sui social network. Lo scorso giugno era stato invitato a Ouagadougou dalla giunta militare per tenere delle conferenze.

Anche in Benin non è molto ben visto. Lo scorso settembre le autorità beninesi lo avevano arrestato e poi rilasciato all’aeroporto di Cotonou assieme a Hery Djehuty, accusandoli di incitamento all’insurrezione e riciclaggio di denaro. 

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