La vendita di uno scettro del re Behanzin, l’ultimo sovrano del Dahomey, antico regno situato nell’area che oggi corrisponde al Benin, prevista per dicembre a Parigi, è stata evitata grazie all’intervento delle autorità beninesi, supportate dal ministero francese della Cultura. Lo scettro, che faceva parte di una vendita intitolata “Tribal Exception” presso l’hotel des ventes Drouot, è stato infatti ritirato dal catalogo dopo una richiesta ufficiale della presidenza del Benin. Nonostante non ci fossero ostacoli giuridici alla vendita, la casa d’aste Millon ha deciso di sospendere l’asta “per evitare un conflitto inutile”, come dichiarato da un suo rappresentante ripreso dai media locali.
Lo scettro, un oggetto di legno duro dalla patina rossastra e marrone, scolpito con la raffigurazione di una mano che stringe il fegato di un nemico sconfitto, simboleggia l’autorità del re Behanzin. Secondo la descrizione nel catalogo, questo bene culturale sarebbe stato “offerto” dal re stesso alle truppe coloniali durante la sua resa il 15 gennaio 1894, che segnò la fine del regno e la sua annessione alla Francia.
Lo scettro è stato acquisito tramite successione e appartiene oggi a un discendente di Emmeran de Curzon, un ufficiale della fanteria di marina che partecipò alla campagna militare francese contro il regno africano. Tuttavia, le modalità di acquisizione sono oggetto di dibattito. Marie-Cécile Zinsou, presidente della Fondazione Zinsou e sostenitrice della restituzione dei beni culturali africani, ha denunciato la “falsificazione della storia” e ha allertato la presidenza del Benin, che ha preso contatto con il ministero della Cultura francese per richiedere il ritiro dello scettro.
Le autorità beninesi stanno ora lavorando a un possibile rimpatrio dello scettro, in collaborazione con la famiglia proprietaria, la casa d’aste e le autorità francesi. Alain Godonou, incaricato della missione ai patrimoni e ai musei presso la presidenza beninese, ha sottolineato che non si tratta di una battaglia ideologica, ma di una questione legale, con l’obiettivo di restituire l’oggetto al Benin, dove dovrebbe essere integrato nella collezione nazionale.
Questa iniziativa si inserisce in una più ampia politica culturale beninese, che mira a recuperare il patrimonio culturale sottratto durante la colonizzazione. Nel 2016, il presidente del Benin, Patrice Talon, aveva richiesto ufficialmente la restituzione degli artefatti saccheggiati dalla Francia durante la conquista del Dahomey. Il presidente francese Emmanuel Macron aveva risposto con l’impegno di restituire i beni culturali africani, un tema che ha trovato riscontro anche nelle azioni concrete del governo francese. Nel 2019, ad esempio, la Francia aveva restituito il sabre di Oumar Tall al Senegal, e nel 2021, 26 opere d’arte provenienti dai tesori reali di Abomey furono restituite al Benin.
Le autorità beninesi sperano che, con il supporto delle istituzioni francesi, lo scettro di Behanzin possa presto tornare a casa, come simbolo del recupero del patrimonio culturale del Benin e di una storia condivisa che deve essere riconosciuta e rispettata.