Il video mostra l’arrivo, lunedì, del primo ministro d’Israele Benjamin Netanyahu, con la moglie Sara, all’aeroporto internazionale ugandese di Entebbe, dove lo accoglie il primo ministro Ruhakana Rugunda. Dopo le rituali danze di accoglienza, vediamo la coppia israeliana essere ricevuta alla residenza presidenziale da Yoweri Museveni e consorte.
Nel corso della visita, il premier israeliano ha invitato il suo ospite ad aprire un’ambasciata «a Gerusalemme, e io aprirò un’ambasciata a Kampala». Museveni non ha escluso l’ipotesi. Sono dodici, oggi, le rappresentanze diplomatiche in Africa: un discreto successo, quando si pensa al «collasso quasi completo» di Israele nel continente in seguito alla Guerra del Kippur (1973). E Netanyahu continua a tessere ed estendere la rete delle relazioni.
Ma ieri a Entebbe c’era anche un altro ospite: il generale Abdel Fattah al-Burhan, capo del Consiglio sovrano che, in Sudan, è succeduto al dittatore Omar al-Bashir dopo le rivolte popolari dell’anno scorso. Con lui, ha poi dichiarato con un tweet il premier israeliano, «abbiamo convenuto di avviare una cooperazione che normalizzerà le relazioni tra i due Paesi».
Non tutti l’hanno presa bene, a Khartoum. Il ministro dell’Informazione del Sudan, Faisal Salih, ha dichiarato di non essere stato previamente informato dell’incontro di al-Burhan con Netanyahu, e oggi stesso, secondo Sky News Arabia, deve tenersi nella capitale sudanese «una riunione d’emergenza per discutere dell’incontro» di Entebbe.
Sdegnata la reazione all’incontro da parte palestinese. «È stato come una pugnalata alla schiena del popolo palestinese», ha dichiarato un portavoce dell’Olp, Saeb Erekat