Black Earth Rising regia e sceneggiatura di Hugo Blick (The Honourable Woman e The Shadow Line) prodotta da Netflix e BBC (otto episodi di 59 min) è l’ambiziosa serie sul genocidio in Rwanda accolta da controverse recensioni.
Londra. Kate Ashby, 30 anni, è investigatrice legale presso lo studio dell’avvocato americano Michael Ennis. Quando la madre adottiva, Eve Ashby procuratrice specializzata in crimini contro l’umanità decide di seguire il processo d’accusa per crimini di guerra contro un generale che all’epoca fermò il genocidio, il passato emerge con tutte le sue contraddizioni. Kate, di origine tutsi, sopravvissuta al genocidio del 1994 in Rwanda e adottata da Eve, cerca di tenere a bada lo stress post traumatico con farmaci e terapie psicologiche ma l’atrocità del genocidio le esplode addosso in tutta la sua complessità.
Eve e Michael Ennis infatti condividono un passato in comune in Rwanda insieme ad Alice Munezero, membro del governo rwandese ed ex generale dell’Armée patriotique rwandaise, e ad Eunice Clayton, segretario di Stato americano responsabile degli affari africani.
Attorno alle vicende personali di questi personaggi emergono le responsabilità storiche dell’Occidente, dalla colonizzazione al ruolo della Francia e della Corte Penale Internazionale del’Aja, e i complessi equilibri della regione dove la Repubblica Democratica del Congo, ricopre un ruolo fondamentale. Episodio dopo episodio attraverso colpi di scena e progressivi svelamenti si snodano gli intrecci personali e politici che costituiscono una trama complessa il cui centro magnetico rimane Kate, magistralmente interpretata da Michaela Coel (attrice e autrice della serie comica Chewing Gum).
Con coraggio e un pizzico di follia, Kate, affiancata da Michael (uno strepitoso John Goodman) ricerca verità e giustizia sul suo passato, rivendicando al tempo stesso il diritto del Rwanda di occuparsi del proprio destino senza ingerenze occidentali.
La scena iniziale nella quale Eve è accusata da uno studente di un atteggiamento paternalista e colonialista verso l’Africa segna subito il tono della serie che ha inoltre il pregio di inserirsi nelle ombre del genocidio senza indulgere in una spettacolarizzazione della violenza (le atrocità avvenute nei terribili mesi dei massacri sono raccontati con brevi sequenze di animazione).
Centrale la riflessione sulla giustizia internazionale
Hugo Blick dopo ricerche sul processo di Norimberga durante la scrittura di The Honourable Woman ha scoperto infatti che la maggior parte degli accusati della Corte Penale Internazionale sono africani, in particolare responsabili hutu del genocidio ma anche tutsi che si sono battuti per mettere fine al massacro.
Blick ha scelto di raccontare questo materiale geopolitico complesso attraverso le lenti del dramma giudiziario e del thriller . Gli attori hanno fatto il resto e il risultato, a nostro avviso, è sorprendente. Disponibile su Netflix.
(Simona Cella)