Grandassa Model è il nome che il fotografo Kwame Brathwaite scelse per l’agenzia di modelle che fondò nel 1962 a New York. Grandassa derivava da Grandassaland, espressione con cui il nazionalista nero Carlos Cook usava riferirsi all’Africa. Si trattava infatti di un’agenzia particolare, riservata alle donne afroamericane. Brathwaite, che all’epoca era un ventiquattrenne politicamente impegnato, aveva già chiaro come la battaglia contro la segregazione razziale dovesse passare anche dall’arte e dall’estetica. Con la sua macchina fotografica, ispirato dalle parole e dalle idee di Marcus Garvey, documentava e raccontava la vita quotidiana ad Harlem, indugiando sullo stile e la fenomenologia rappresentativa del black people.
Il volume Black is Beautiful (edito da Aperture Foundation) ricostruisce il suo percorso artistico e un pezzo di storia del costume e della cultura americana. La sua valutazione dovrebbe essere diacronica e tenere conto, da un lato, del processo collettivo di riappropriazione della bellezza nera, dall’altro del ruolo giocato dalla musica, dalla poesia, dalla danza e dalle varie forme di espressività afroamericana. Fino al 1° settembre, la “storia” di Brathwaite sarà in mostra allo Skirball Cultural Center di Los Angeles.
(Stefania Ragusa)