Bm, aumentano le rimesse verso l’Africa subsahariana

di Enrico Casale
franco cfa

Evidenzia l’importanza delle rimesse nel fornire un’ancora di salvezza essenziale sostenendo la spesa delle famiglie in beni essenziali come cibo, salute e istruzione durante i periodi di difficoltà economiche nei paesi di origine dei migranti l’aumento del 6,2% dei trasferimenti di fondi migratori verso l’Africa subsahariana osservato per il 2021 dalla Banca Mondiale. Le stime del Rapporto sulla migrazione e lo sviluppo dell’istituto di Bretton Woods pubblicato mercoledì mostrano che per il secondo anno consecutivo, i flussi di rimesse verso i Paesi a basso e medio reddito (esclusa la Cina) supereranno la somma degli investimenti diretti esteri (Ide) e della cooperazione estera allo sviluppo, raggiungendo fino a 45 miliardi di dollari per la regione subsahariana.

“Gli afflussi di rimesse verso l’Africa subsahariana sono tornati a crescere nel 2021, aumentando del 6,2% a 45 miliardi di dollari”, afferma in una nota pubblicata sul sito web la Banca Mondiale, che prevede per la regione un ulteriore aumento del 5,5% delle rimesse migratorie nel 2022, dovuto alla continua ripresa economica dell’Europa e degli Stati Uniti, a prescindere dal rischio di una recrudescenza dei casi di covid-19 e della reimposizione conseguente delle restrizioni alla mobilità.

Elencando il Gambia (33,8%), il Lesotho (23,5%), Capo Verde (15,6%) e le Comore (12,3%) tra i Paesi in cui è significativo il valore delle rimesse in percentuale al Pil, l’istituto finanziario internazionale constata che la Nigeria, il più grande destinatario di quei fondi nella regione, “sta vivendo una moderata ripresa dei flussi di rimesse, in parte a causa della crescente influenza delle politiche volte a convogliare gli afflussi attraverso il sistema bancario”. 

Dai dati della Banca Mondiale emerge inoltre che l’Africa subsahariana è la regione più costosa al mondo per i trasferimenti di fondi, con una media dei costi dell’8% registrata nel primo trimestre del 2021, in calo rispetto all’8,9% di un anno fa, ma comunque superiore alla media globale del 6,4%. “Sebbene la migrazione intraregionale rappresenti oltre il 70% della migrazione transfrontaliera, i costi sono elevati a causa delle piccole quantità di flussi formali e dell’utilizzo dei tassi di cambio del mercato nero”, ricorda l’organismo, osservando che le commissioni tendono ad essere più elevate quando le rimesse vengono inviate tramite banche piuttosto che tramite canali digitali o operatori che offrono servizi cash-to-cash.

Da una prospettiva globale, si ritiene che le rimesse verso i paesi a basso e medio reddito siano cresciute quest’anno del 7,3%, raggiungendo complessivamente 589 miliardi di dollari, dopo la resilienza dei flussi registrata nel 2020, con un calo dell’1,7%. L’America Latina e i Caraibi rappresentano la regione dove è più accentuato l’aumento dei trasferimenti di fondi dai migranti, con una crescita del 21,6%, seguiti da Medio Oriente e Nord Africa (+9,7%) che hanno si sono avvalsi dell’aumento dei prezzi mondiali del petrolio e della crescita della Zona Euro.

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