Robert Kyagulanyi, alias Bobi Wine, rimane in prigione. Secondo quanto riportato dalla stampa locale, il principale oppositore di Yoweri Museveni nelle prossime elezioni presidenziali, si è rifiutato di firmare i documenti per il rilascio senza la presenza dei suoi avvocati.
Fonti all’interno della polizia hanno fatto sapere che il leader della National Unity Platform vuole essere rilasciato o portato in tribunale e che non vuole pagare alcuna cauzione.
Bobi Wine è stato arrestato ieri mattina nel distretto di Luuka. La polizia lo ha accusato di aver tenuto un atteggiamento che rischia di diffondere malattie infettive (Covid-19) ed ha quindi violato il codice penale. Ma agli avvocati e al medico della ex popstar è stata negata la possibilità di incontrare il loro cliente.
«Più di 24 ore dopo il suo brutale arresto e detenzione, a Bobi Wine è stato negato l’accesso ai suoi avvocati e al suo team medico! Solo l’esercito e gli agenti di polizia possono avere contatti con lui. La violazione dei suoi diritti dev’essere condannata da tutte le persone di buona coscienza», si legge in un messaggio pubblicato sui social media di Bobi Wine.
Dopo il suo arresto, a Kampala e in altre parti del paese sono scoppiate proteste che hanno portato alla morte di sette persone e altri 45 feriti. Fonti del mensile dei comboniani Nigrizia parlano invece di almeno 25 morti, tra cui il capo dei missionari laici comboniani, colpito dai proiettili sparati da una pattuglia dell’esercito di scorta ad un ministro, mentre si trovava per strada a Kassala. «Il laico comboniano – spiegano fonti della congregazione – era sceso in strada per manifestare senza violenza, ma si è trovato in mezzo alla sparatoria ed è rimasto colpito mortalmente. La nostra comunità in Uganda, già toccata dalla morte di tre confratelli a causa del Covid-19 (altri sei missionari sono morti in Italia sempre di coronavirus, ndr), è profondamente costernata per la morte di un ragazzo in una manifestazione politica che avrebbe dovuto essere pacifica».