Solo tre anni fa, un importante quotidiano italiano traduceva e pubblicava nelle pagine culturali un articolo di Chimamanda Ngozi Adichie “scambiandola” per un uomo. Un errore passato sotto silenzio. L’autrice nigeriana aveva dato alle stampe già da tempo Ibisco viola e Metà di un sole giallo (che in Italia aveva ricevuto il premio Nonino) e pronunciato il suo famoso intervento femminista ai TEDxEuston. Einaudi aveva pubblicato Americanah nel 2014, ma la stampa mainstream italiana non si era ancora accorta di lei. Oggi, invece, tutti sanno chi è Chimamanda, la scrittrice di Nsukka che vive tra gli Usa e la Nigeria, ha ispirato Beyoncé e viene chiamata a conversare in pubblico con Michelle Obama. Dunque non stupisce che il suo intervento a Bookcity, in occasione del quale riceverà il Premio Speciale Afriche, sia già da giorni sold out. E questo nonostante l’organizzazione avesse deciso in itinere di riservargli una delle location più ampie: il Teatro dell’Arte della Triennale.
Facciamocene una ragione: se non abbiamo prenotato per tempo, le possibilità di assistere, il 16 novembre alle 18.30, alla conversazione tra la scrittrice e Barbara Stefanelli sono ridotte al lumicino. Possiamo consolarci però ricordando che l’uscita del suo prossimo libro, pubblicato ancora da Einaudi, è data per imminente: Il pericolo di un’unica storia (titolo chiarissimo e intrigante) è atteso per l’inizio del 2020. Ma attenzione: l‘unica storia da cui guardarsi non è solo quella raccontata dai vincitori. È quella che nega la possibilità di molti e plurali punti vista e pretende, dalla parte del torto o da quella della ragione, di essere appunto unica e riempire da sola tutto l’orizzonte.
(Stefania Ragusa)