Ibrahim Mahama è un giovane artista nato e cresciuto in Ghana. Nel 2012 visita Documenta 13 a Kassel e quell’esperienza cambia profondamente il suo pensiero creativo. Nel 2015 Okwui Enwezor lo invita alla Biennale di Venezia e gli affida uno spazio importante: il corridoio d’uscita dell’Arsenale. Lui lo fodera con un patchwork di sacchi di juta, gli stessi che in Ghana sono normalmente utilizzati per trasportare i semi di cacao e, successivamente, il carbone e sono diventati ormai la cifra e il segno distintivo delle sue opere.
«Raccontano le mani che li hanno sollevati, i prodotti che hanno fatto viaggiare, tra porti, magazzini, mercati e città, la condizione delle persone che restano imprigionate nelle dinamiche dei lavori più umili». In Italia Mahama è rappresentato dalla galleria bresciana A Palazzo, che fino al 24 marzo ospita una sua personale intitolata In Dependence.
Info: www.apalazzo.net
(Stefania Ragusa)