Burkina Faso: attacco alle forze di sicurezza a Inata, l’Fpr chiede le dimissioni di Kaboré

di claudia

Le Forze armate del Burkina Faso non avevano mai subito una perdita simile nella lotta al terrorismo: questo fine settimana almeno 19 agenti della Gendarmeria  e un civile hanno perso la vita in un attacco a Inata, nella provincia di Soum, nella regione del Sahel. Il bilancio è stato comunicato ieri sera dal ministro della Sicurezza, Maxime Lomboza Koné.

L’attacco “terroristico” è avvenuto ieri intorno alle 5:30 e ha preso di mira il distaccamento della gendarmeria di Inata. “Le operazioni sono in corso, le popolazioni sono invitate alla vigilanza e alla piena collaborazione con le Forze di difesa”, comunicava ieri a mezzogiorno lo stato maggiore.

“È sgomento e desolazione per l’ennesima volta”, scrive il quotidiano Aujourd’hui Le Faso, sottolineando che questo attentato fa crescere i risentimenti di migliaia di burkinabè in merito alle debolezze delle forze armate nazionali e alla lotta al terrorismo.  “Dal 15 gennaio 2016, data dei primi attentati (al Café Cappuccino e all’Hotel Splendid) che hanno portato il lutto nel Paese degli uomini integri, l’emorragia non si è mai fermata. Centinaia di civili di tutte le categorie massacrati, soldati, gendarmi, agenti di polizia, ecoguardie, doganieri… caduti. Questa è la faccia triste del Burkina Faso di fronte all’idra terrorista che detta la legge”, scrive Davy Richard Sekone nel suo editoriale.

Secondo l’autore dell’articolo pubblicato su Aujourd’hui, “i continui rimpasti nell’esecutivo e nelle forze armate faranno poco. Gli scambi di poltrone dei ministri della Difesa e quelli della Sicurezza  (…)  non serviranno a nulla. L’idra terrorista continuerà ad allargare pericolosamente i suoi tentacoli e alla fine prenderà piede in tutto il Paese”, teme l’editorialista . Nel Sahel, nell’Est, nel Centro-Nord, nel Nord, nella Boucle du Mouhoun e recentemente nelle regioni delle Cascades, intere aree sono sotto il controllo dei terroristi “senza che sia data una risposta adeguata contro questi occupanti. Oggi più che mai il Burkina Faso è circondato da tutte le parti ed è sempre più rischioso avventurarsi in certe zone rischiando di essere rapiti o, nel peggiore dei casi, di essere uccisi da questi famigerati uomini armati non identificati nonostante le incessanti promesse dell’insurrezione delle forze di sicurezza nazionale”.

Sekone conclude con interrogativi: quali sono le ragioni della debacle dell’esercito burkinabè di fronte a questi aggressori? Quali sono le reali circostanze di questi ripetuti attacchi omicidi? Il distaccamento Inata aveva mezzi adeguati per difendersi in caso di attacco? “Con il passare dei giorni, milioni di burkinabè che all’inizio sostenevano una guerra eccessiva sono sempre più disillusi e chiedono di ‘negoziare’ una tregua. L’attacco di Inata, (…) conferma la loro posizione: quella secondo cui l’orizzonte si oscura col passare dei giorni”. 

Il presidente del partito burkinabé Fronte patriottico per il rinnovamento (Fpr) Aristide Ouedraogo ha invocato questa mattina le dimissioni del presidente del Burkina Faso Roch Kaboré perché “tecnicamente non è l’uomo in grado di proteggere il Burkina Faso, tantomeno colui che può salvare la patria”. Lo si apprende da una lettera appello che Ouedraogo ha inviato ai quotidiani burkinabé.

“Dal 2015 ad oggi contiamo circa 500 soldati burkinabè uccisi, molti di più da parte civile, e quasi due milioni di sfollati interni” afferma Ouedraogo.

La scorsa settimana il principale partito di opposizione, il Movimento popolare per il progresso (Mpp) guidato da Eddie Komboigo, aveva minacciato manifestazioni di piazza per protestare contro il deteriorarsi della sicurezza: “Se entro un mese non si intraprende nulla di serio e concreto per controllare la situazione della sicurezza, l’opposizione politica, di concerto con le organizzazioni preoccupate per il futuro della nazione, convocherà grandi manifestazioni per chiedere le dimissioni immediate del Capo dello Stato e del suo governo”.

Nella sua lettera ai giornali Ouedraogo tuttavia attacca anche l’Mpp e le sue minacce, che “appaiono come un modo per sostenere il governo”, in particolare con il mese concesso prima della mobilitazione. In tal senso il leader del Fpr paventa un possibile “accordo, o di un patto di non aggressione, tra i leader dell’opposizione e il regime politico”. Una convinzione che porta Ouedraogo ad affermare di essere convinto “che una delle principali soluzioni al problema debba passare per il cambiamento al vertice più alto dello Stato: ribadisco la mia richiesta di dimissioni del presidente del Burkina Faso nonché quelle del presidente dell’Assemblea nazionale” cioè dell’attuale presidente della Mpp Eddie Komboigo. Ouedraogo parla di “fallimento congiunto”.

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