Alcune organizzazioni della società civile del Burkina Faso, nello specifico la coalizione Burkina-Russia, i Consigli panafricani della rivoluzione (Cpr) e la Rete africana per la solidarietà e lo sviluppo (Rasd), hanno organizzato sabato a Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, una manifestazione per dimostrare il loro sostegno alle autorità militari che guidano il Paese e per denunciare “le azioni dell’Ucraina” nel Sahel.
Dalla fine di luglio, da quando Tinzaouten, un villaggio al confine tra Mali ed Algeria, è stato teatro di una durissima battaglia tra i ribelli Tuareg dell’Azawad, le Forze armate maliane e i loro ausiliari russi del gruppo Wagner, ci sono accuse all’Ucraina di avere inviato degli istruttori e dei guastatori nel Sahel per colpire la Russia su un altro fronte, quello africano. Un fatto che, all’inizio di agosto, ha portato Mali e Niger a interrompere le relazioni diplomatiche con l’Ucraina. In Burkina Faso, questo terzetto di organizzazioni della società civile ha espresso sostegno a questi due paesi perché, affermano questi attivisti, “anche se il Burkina Faso e l’Ucraina non hanno rapporti, spetta a noi ricordare che Mali, Niger e Burkina Faso ora formano un’unica entità”. Secondo Aly Savadogo, presidente della Rasd, “siamo qui questa mattina per un incontro di sostegno e un appello ai giovani affinché si uniscano attorno a questa causa. Oggi vedi che ci sono paesi che mostrano il loro sostegno ai terroristi. Prendiamo il caso dell’Ucraina. Oggi, con l’Aes, tutto ciò che riguarda il Mali colpisce i tre Paesi Aes”. Savadogo, parlando con Burkina24 della recente tragedia di Barsalogho, a un centinaio di chilometri da Ouagadougou, ha usato parole dure contro i “lacchè locali” che cercano di spingere le popolazioni locali a rivoltarsi contro le giunte militari: “Siamo determinati e chiediamo alle autorità di essere duri con loro, che sono peggio dei terroristi. Se rimaniamo uniti, non succederà nulla né al Paese né all’Aes”.
Durante la manifestazione la proposta più gettonata da parte della società civile è stata quella di chiedere la reintroduzione della pena di morte nel Paese africano: “Tutti sanno che se ci fosse la pena di morte non accadrebbe quello che sta accadendo oggi. Se uccidi, noi uccidiamo te” ha dichiarato Aly Savadogo. In Burkina Faso la pena di morte è stata abolita nel 2018, quando il Parlamento ha adottato un nuovo codice penale che la esclude dalle possibili condanne, ma già da anni il Paese non applicava questa pena: la decisione di abolire la pena di morte è arrivata nel mezzo di un processo storico, in seguito al fallito colpo di stato del 2015. Durante la manifestazione di sabato è stato dato fuoco a una bandiera ucraina.