Più di una dozzina di soldati sono stati uccisi in un “grave attacco” da parte “gruppi armati terroristici” nella provincia di Soum nord del Burkina Faso. L’ha annunciato, secondo l’agenzia di stampa AFP, lo stato maggiore burkinabé, aggiungendo che potrebbe essere il più mortale di sempre contro le forze armate.
Con altri soldati ancora dispersi, il bilancio delle vittime potrebbe superare le 20, secondo diverse fonti consultate dai media.
“Al mattino presto, il distacco militare del dipartimento di Koutougou nella provincia di Soum è stato oggetto di un grave attacco da parte di gruppi terroristici armati”, ha dichiarato nel comunicato Stato Maggiore dell’Esercito burkinabé.
Gli assalitori hanno usato armi pesanti e hanno bruciato gran parte della base e del materiale militare, ha riferito una fonte di sicurezza all’agenzia di stampa AFP.
“In risposta a questo attacco barbaro, una grande operazione aerea e di terra ha portato alla neutralizzazione di numerosi aggressori”, ha poi detto lo staff generale senza elaborare.
Secondo quanto riferito, le operazioni militari, inclusi i raid aerei, avrebbero ucciso “diversi” combattenti. Ma al momento l’identità degli aggressori e la loro affiliazione non è stata rivelata.
Fino ad allora, l’attacco jihadista più grave mai perpetrato contro l’esercito del Burkina Faso aveva ucciso 12 persone a Nassoumbou, sempre nella provincia di Soum, nel dicembre 2016. Il nord del Burkina è stato teatro di numerosi attacchi mortali negli ultimi mesi. Il Paese saheliano dell’Africa Occidentale, il Burkina da per quattro anni ha combattuto un’ondata crescente di violenza armata, iniziata a svilupparsi nel nord ma che poi si è espansa est, vicino al confine con Togo e Benin. L’instabilità è da attribuirsi a una dozzina di gruppi estremisti islamici, alcuni affiliati ad al-Qaeda e altri allo Stato Islamico attivi nella zona.
Gli attacchi jihadisti, sempre più frequenti e mortali hanno ucciso oltre 500 persone dal 2015 e la capitale Ouagadougou è stata attaccata tre volte. A metà luglio, le autorità hanno prorogato per sei mesi lo stato di emergenza, in vigore da dicembre 2018 in diverse province.
Come se non bastasse nelle province settentrionali del paese sono peggiorati i conflitti inter comunitari legati alla terra ed all’accesso alle risorse idriche tra pastori seminomadi (per lo più peul) e agricoltori.
Secondo quanto riportato dal AlJazeera il governatore della regione del Sahel ha detto che durante la notte di giovedì scorso, combattenti armati hanno anche fatto irruzione in un villaggio nel nord, uccidendo 15 persone, saccheggiando e bruciando negozi. In questo come molti casi resta sempre da capire se si sia trattato di terroristi o di scontri tra comunità.