Bobo-Dioulasso è la capitale culturale, nonché la seconda più grande città, del Burkina Faso. Un luogo magico, dove l’arte oratoria dei griots, i cantastorie tradizionali, si plasma con le forme intimiste dell’architettura saheliana, dove la parola modella l’argilla e dove la musica dà vita agli spazi urbani durante i matrimoni e le celebrazioni di quartiere. Pubblichiamo un estratto del libro Bobo-Dioulasso (editrice OG ZERO) a cura di Chiara Rigotti, da più di 20 anni impegnata in lavori di progettazione e ricerca nell’architettura ecologica.
In questo periodo negli spazi pubblici dei villaggi e nelle piazze dei quartieri storici di Bobo-Dioulasso si svolgono i Grandi Funerali con l’uscita delle maschere di foglie e di paglia. La passione dei bobo per la loro religione, ricca ed esigente, si esprime attraverso feste e celebrazioni incessanti che abitano gli spazi pubblici e li trasformano in spazi di espressione culturale e storica, attualizzando la tradizione. Le maschere, in particolare quelle fatte di foglie, svolgono un ruolo centrale in questo sistema religioso noto come il culto di “do”. Queste maschere, apparentemente rudimentali ma ricche di significato, svolgono la cruciale funzione di purificare e proteggere gli uomini e le loro dimore attraverso il contatto e le foglie che agiscono come amuleti (Guy Le Moal, Masques bobo. Vie, formes et couleurs, 2008).
Le celebrazioni annuali rappresentano un momento di purificazione per il villaggio e i suoi abitanti. Le nuove generazioni imparano il significato dei miti attraverso un lungo processo di iniziazione. L’arte dei bobo si esprime attraverso la messa in scena collettiva. La base di questo sistema religioso è un mito cosmogonico che racconta la creazione del mondo da parte del dio supremo Wuro. La dualità tra l’organizzazione umana e l’universo della boscaglia si manifesta nella mentalità Bobo fin dall’inizio, ma Wuro esprime questa dualità in termini di complementarietà ed equilibrio, anziché di opposizione e
conflitto.
Le maschere riflettono la società in cui vengono utilizzate, riproducendo le divisioni sociali ed etniche. Lo spirito divino che si suppone abiti nella maschera è incommensurabile con l’uomo, i cui tratti servono solo come un comodo prestito per rappresentare ciò che, per natura, è informale. Senza forma. Così anche la costruzione fisica del villaggio usa la terra per plasmare spazi coperti circondati da grosse mura e tetti a terrazza, senza usare simbologie o caratteristiche formali; l’informalità assume una dimensione trasversale per capire ogni aspetto della cultura materiale di Bobo, più che senza forma, direi senza forma definita, mutevole. (Louis Millogo, Le langage des masques burkinabé: un discours ésotérique?, Tydskrif Vir Letterkunde, vol. 44, n. 1, 2007).
Partecipando alle uscite delle maschere in vari villaggi ho avuto il privilegio di una prospettiva unica per capire gli spazi che sembravano spogli a prima vista. Questi riti, lontani dall’essere mere performance, sono manifestazioni fondamentali che segnano il cambio delle stagioni e le evoluzioni sociali. L’iniziazione dei giovani serve a mantenere un forte legame con le terre dei loro antenati. Anche a distanza di anni, ricordo vivamente quei mesi tra marzo e maggio, un periodo di purificazione e rinnovamento che coinvolgeva tutta la comunità, anche le nuove generazioni armate di moto e telefono.
Durante questo tempo, l’intero spazio del villaggio subisce una trasformazione radicale, con danze che disegnano lo spazio, definendo i limiti di accesso e movimento, in un tempo indefinito, tra passato e futuro. Il pubblico stesso, le persone del cerchio sono parte dell’architettura dello spazio.
Questo articolo è un estratto del libro di Chiara Rigotti sulla città di Bobo-Dioulasso, capitale culturale del Burkina Faso. Bobo-Dioulasso (editrice OG ZERO), che sarà presentato l’8 giugno a Milano durante il nostro evento 100 Afriche. Chiara Rigotti dialogherà con Federico Monica, architetto e urbanistica, esperto di slum, insediamenti informali e sviluppo urbano in Africa subsahariana, fondatore dello studio Taxibrousse ed editorialista della Rivista Africa. Per maggiori info: https://www.africarivista.it/100afriche/
Scopri di più sul blog dell’autrice www.chiararigottiarchitetto.com