Burkina Faso, il bavaglio alla stampa da parte dei militari

di claudia

di Andrea Spinelli Barrile

Se fino a poco tempo fa il Burkina Faso poteva certamente vantare un panorama mediatico piuttosto vario, in cui tutte le posizioni venivano rappresentate senza censure, oggi questo si può definire uno scenario che appartiene un po’ al passato e che si sta velocemente impoverendo per effetto dei provvedimenti e delle politiche repressive che la giunta militare. L’ultimo caso emblematico è quello del giornalista Adama Bayala, sparito nel nulla alla fine di giugno.

Il commentatore politico burkinabé Adama Bayala si trova oggi in pessima compagnia: il giornalista è infatti sparito nel nulla lo scorso venerdì di fine giugno e, da allora, né la sua famiglia né i suoi colleghi hanno avuto notizie di lui. Quello di Bayala è solo l’ennesimo rapimento extragiudiziale di una persona critica verso il regime militare instaurato in Burkina Faso dal capitano Ibrahim Traoré (foto di apertura), che da mesi incarcera giornalisti e esponenti della società civile rei di avere espresso critiche nei confronti della giunta militare.

Bayala è molto noto in Burkina Faso, celebre in particolare proprio per le sue puntute analisi politiche sulla vita del Paese: oltre a collaborare, come giornalista ed editorialista, per diverse testate burkinabè, tra cui il quotidiano Sidwaya, Bayala è anche presidente della Rete nazionale dei consumatori del Burkina Faso (Rencof), che in un comunicato diffuso nei giorni scorsi ha dato la notizia della sua sparizione. Nel corso della sua carriera, Bayala ha anche guidato il servizio di comunicazione della presidenza del Burkina Faso e del ministero della Cultura, oltre ad essere stato autore di diversi libri, tra cui “La repubblica Bana Bana”, edito da L’Harmattan.

Secondo la sua famiglia, citata da Koaci, Bayala avrebbe lasciato il suo ufficio per recarsi a Cissin, un quartiere di Ouagadougou, ma non è mai arrivato a destinazione. La denuncia della famiglia è stata depositata alla gendarmeria due giorni più tardi. La moglie di Bayala, citata da Rfi, ha detto che pochi giorni prima di sparire il giornalista aveva ricevuto minacce su Facebook.

Continua dunque la stretta sui media e sulle organizzazioni della società civile critiche verso la giunta militare: “Vedo angoscia sui volti dei giornalisti, ma anche sui volti dei responsabili dei media. È come se fossero a un bivio e non sapessero quale strada prendere”. Con queste parole, il giornalista burkinabé Ouezen Louis Oulon ha concluso una lunga intervista rilasciata al quotidiano online LeFaso, durante la quale ha raccontato la sua esperienza professionale in un mondo, quello del giornalismo, in rapido cambiamento. Specialmente in Africa.

Un cambiamento che riguarda sicuramente il modello economico dell’industria dei media ma anche, proprio in Burkina Faso, anche il rapporto della libera stampa con il potere. Tradizionalmente il Burkina Faso esprime un panorama culturale, intellettuale e politico molto ampio e variegato, con tantissime voci che contribuiscono ad animare una discussione pubblica viva, con una fortissima e radicata capacità di dibattere anche dei temi più scottanti e delicati.

Il Burkina Faso poteva certamente vantare un panorama mediatico piuttosto vario, in cui tutte le posizioni venivano rappresentate senza censure, e per averne una prova bastava aprire fino a pochi mesi fa un qualunque giornale online burkinabé. Uno scenario che appartiene un po’ al passato e che si sta velocemente impoverendo per effetto dei provvedimenti e delle politiche repressive che la giunta militare.

La stampa del Burkina Faso sta attraversando una delle fasi più difficili della propria storia e a denunciarlo sono diverse testate giornalistiche, giornalisti, enti dei media e organizzazioni di categoria burkinabé che, in un appello congiunto pubblicato su diversi quotidiani cartacei e online del Paese, lamentano le “vessazioni e le intimidazioni, in flagrante violazione delle leggi” cui sono sottoposti da tempo, sotto la giunta militare. In un documento condannano gli arresti arbitrari di giornalisti e le sospensioni delle pubblicazioni imposte a diversi giornali, condannano il rapimento del direttore del quotidiano L’Evenement, Atiana Serge Oulon, avvenuto la scorsa settimana, e esprimono solidarietà a lui, ai suoi colleghi e alla famiglia, sfidano le autorità definendo “inaccettabili tali pratiche, in uno stato di diritto”, chiedono il rispetto delle procedure legali e il rilascio dei loro colleghi e ritengono le autorità burkinabé responsabili per la sicurezza e l’incolumità dei giornalisti arrestati.

I firmatari dell’appello sono il Centro nazionale della stampa Norbert Zongo, l’Associazione dei giornalisti del Burkina, la Società degli editori della stampa privata, l’Unione autonoma dei lavoratori dell’informazione e della cultura, l’Associazione degli editori e dei professionisti dei media online, l’Associazione dei professionisti africani della comunicazione, l’Unione burkinabè degli editori del servizio televisivo privato, l’Unità Norbert Zongo per il giornalismo investigativo in Africa occidentale, l’Unione nazionale audiovisiva libera del Faso, l’Associazione dei blogger del Burkina e i Reporter del Faso.

Già nel primo anno, ottobre 2022-ottobre 2023, non si contano gli arresti e le epurazioni avvenute all’interno dell’esercito e delle Forze armate burkinabé, tra ufficiali e sottoufficiali cacciati e altri incarcerati.

Con i civili, tutto è cominciato a settembre 2023, quando il dottor Arouna Louré, medico anestesista attivo nell’ospedale di Shipra e nell’ospedale universitario di Ouagadougou, è stato portato via con la forza dal posto di lavoro. Louré è una persona nota nel Paese, ex-membro del movimento Revoltés e portavoce, all’epoca del sequestro, del Rassemblement pour le salut national (Rsn), un collettivo di intellettuali, giornalisti e attivisti politici critici nei confronti della giunta militare e che ha proposto un piano di transizione del potere ai civili. Louré, che aveva pubblicamente espresso le sue opinioni negative sulla giunta, dopo essere stato portato via è stato arruolato e spedito per punizione al fronte, per tre mesi. Dopo quel periodo è tornato alla vita civile ma è stato nuovamente arrestato il 4 giugno 2024. Da quel giorno, di lui non si è più saputo più nulla.

soldati del camerun

Da novembre 2023 numerosi leader politici di opposizione, oppositori e attivisti critici nei confronti della giunta militare sono stati incarcerati o sono finiti a processo. Molti di loro sono stati arruolati forzatamente ed è stata la stessa giunta militare a diffondere inizialmente un elenco di sette personalità che sarebbero state coscritte e spedite sul fronte per le loro opinioni: Daoua Diallo, arrestato il 1 dicembre, Ablassé Ouedraogo, arrestato il 24 dicembre, Rasmané Zinaba, arrestato il 20 febbraio, Bassirou Badjo, 21 febbraio. Alcuni di loro, come l’ex-ministro degli Esteri Ablassé Ouedraogo o l’attivista per i diritti umani Daoua Diallo, sono riapparsi dopo settimane in video circolanti sui social network, in tuta mimetica e Ak-47, in un paesaggio boschivo. Tutti sono stati arrestati con le stesse modalità: uomini in borghese, nessun mandato, auto senza segni di riconoscimento, trasferimento in luogo sconosciuto.

Dal 25 gennaio 2024 però, giorno in cui l’avvocato burkinabé Guy Hervé Kam è stato arrestato, o meglio “rapito”, da un gruppo di uomini in abiti civili e trasferito in una località sconosciuta senza alcuna motivazione da parte delle autorità, le cose sono rapidamente precipitate.

Il caso Hervé Kam è emblematico del disprezzo della giunta militare e dei servizi segreti militari per lo stato di diritto: gli avvocati suoi colleghi hanno scioperato per protesta e almeno due diverse sentenze hanno ordinato la sua scarcerazione. L’avvocato, che è molto noto nel Paese anche come opinionista, è stato il legale della famiglia di Thomas Sankara e più volte si è espresso in modo critico contro la giunta militare, che non ha mai rispettato tali ordinanze. È stato liberato alla fine di maggio e arrestato nuovamente lo stesso giorno. Restando con i Sankara, la giunta militare ha fatto arrestare per errore persino Mousibila Sankara, 80enne zio di Thomas Sankara, fermato dall’intelligence l’11 giugno 2024 fuori casa sua, portato via per 48 ore e restituito con tanto di scuse: “Si sono sbagliati” ha detto lo stesso anziano Sankara.

Per la stretta ai giornali bisogna un passo indietro. La repulsione per la stampa straniera, specialmente francese, non è stata mai un mistero ed anzi, si è tradotta quasi subito con la revoca dei permessi di trasmissione per France24, Rfi e altri media francesi e occidentali.

La stretta riguarda soprattutto la stampa locale. Il gruppo editoriale burkinabé Omega, la cui Radio era forse l’emittente più ascoltata del Paese, è stato spento per ordine della giunta il 10 agosto 2023. Il Consiglio dei ministri dell’8 ottobre 2023 ha approvato un progetto legislativo, diventato legge a maggio, che consente al Capo dello Stato di nominare direttamente il presidente del Consiglio superiore di comunicazione (Csc, l’autorità indipendente dei media).

Da allora fioccano settimanalmente i provvedimenti contro i media locali: il 19 giugno il Csc a sospeso per un mese il quotidiano L’Evenement, tra i più letti nel Paese, e il programma tv di dibattito politico settimanale 7 Info, della televisione privata burkinabé Bf1, uno dei talk politici più seguiti che va in onda la domenica sera. Il 20 giugno il quotidiano online del LeFaso ha ricevuto una diffida da parte della Csc relativamente al suo forum di utenti, che è sempre stato aperto. Dal 24 giugno appare un disclaimer in cui si informano gli utenti che “questo forum è moderato a priori, il tuo contributo sarà pubblicato dopo essere stato approvato dai responsabili” del sito web.

I giornalisti Kalifara Seré di BF1 e il direttore del quotidiano L’Evenement, Atiana Serge Oulon sono stati auditi dalla stessa Commissione: il primo ha fatto ammenda, si è scusato per il taglio dato alla trasmissione, è uscito dall’Aula e nessuno l’ha più visto. Oulon, la mattina seguente alle 5, è stato prelevato da casa sua da persone in abiti civili sopraggiunte a bordo di due veicoli privi di contrassegni. Poche ore dopo il suo rapimento, due agenti si sono nuovamente presentati a casa sua pretendendo dalla famiglia che venisse loro consegnato il materiale di lavoro, il suo laptop e i telefoni cellulari. Secondo la signora Oulon si sono presentati in borghese, identificandosi come agenti dell’Agenzia di intelligence nazionale (Anr). Un altro giornalista de L’Evenement, Adama Siguiré, è stato arrestato per diffamazione per alcuni commenti scritti su Facebook sull’andamento della transizione militare: attualmente in carcere, il suo processo riprenderà il 29 luglio.

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