Il partito dell’ex presidente del Burkinabè Blaise Compaore, il Congresso per la democrazia e il progresso (Cdp), ha affermato in una dichiarazione che l’epilogo del processo Thomas Sankara è il risultato della volontà di “cancellare il lavoro” di Compaore. Il Cdp infatti afferma che il processo non è stato “equo veritiero, riparatore e pieno di speranza” per la nazione burkinabé perché frutto “di una battaglia odiosa, vendicativa e politica di 35 anni che non onora nessun attore”.
Per il Cdp, di cui è ancora presidente onorario l’ex presidente Compaoré, che vive in esilio dal 2014, questo processo, iniziato l’11 ottobre 2021 dopo diversi anni di trattative “è il risultato di una volontà di cancellare l’opera e la personalità carismatica del presidente Blaise Compaoré e dei suoi fedeli compagni” in particolare del generale Gilbert Diendéré, condannato anch’egli all’ergastolo.
Il Cdp ha aggiunto che il processo Sankara non rientra nel “processo di riconciliazione nazionale tanto auspicato dal nostro popolo”. Oltre a Compaoré e Dienderé, altri otto imputati sono stati condannati a pene che vanno da tre a venti anni di reclusione mentre tre imputati sono stati assolti.
Secondo il partito Cdp l’intero processo e le sentenze di condanna sono il risultato di una campagna di “vendetta” da parte della giustizia burkinabé e ha invocato “tutto il popolo burkinabé” a attivarsi per partecipare ad un reale processo di riconciliazione nazionale, che faccia luce sui fatti del 1987 e sulla lunga presidenza di Compaoré, cacciato da una sommossa popolare nonviolenta nel 2014. L’anno successivo fu Dienderé a tentare il colpo di stato, senza riuscirci e finendo agli arresti.
Il 15 ottobre 1987 l’allora presidente Thomas Sankara fu ucciso da un commando durante un colpo di stato dopo il quale il suo amico e consigliere principale, e numero due del regime, il capitano Blaise Compaoré, prese il potere.