Burkina Faso, la giunta diffonde dettagli su un presunto nuovo golpe

di claudia
Ahmed Kinda burkina faso

Le autorità militari al potere in Burkina Faso hanno diffuso ieri sera alcune “prove” che dimostrerebbero il tentativo di destabilizzazione denunciato lunedì scorso, 23 settembre, e che vedrebbe coinvolte numerose personalità critiche nei confronti della giunta militare. La televisione pubblica del Burkina Faso ha trasmesso ieri sera un servizio in cui è stata mandata in onda la presunta confessione di tre uomini, tra cui il capo dei presunti cospiratori, Ahmed Kinda, ex-capo delle forze speciali.

Kinda tuttavia non potrà mai confermare né smentire la sua stessa confessione: secondo il ministero della Sicurezza sarebbe morto, ucciso dopo la confessione video mentre cercava di fuggire. Nel video, al centro tra due complici, Kinda racconta di essere stato arrestato a Niamey il 30 agosto, alla stazione degli autobus, mentre era in attesa di due contatti che dovevano consegnargli delle indicazioni per alcuni depositi di armi. L’appuntamento tuttavia non avrebbe avuto luogo e Kinda, secondo la confessione video, avrebbe avvisato telefonicamente Paul Henri Sandaogo Damiba, l’ex-presidente golpista del Burkina Faso in esilio a Lomé, in Togo, così come anche il tenente colonnello Romeo Ouoba e il giornalista Abdoulaye Barry. Nel video, Kinda spiega come è stata pianificata l’operazione, con quali risorse umane e materiali e sostiene di aver richiesto 150 uomini, armi e mezzi di comunicazione. Gli uomini per il colpo di Stato, spiega Kinda nel video, sarebbero stati cittadini centrafricani arruolati dallo stesso Barry e per l’operazione sarebbero dovuti essere stati armati con fucili Ak-47, 10 mitragliatrici pesanti Pkm, 10 lanciarazzi Rpg-7 e 4 mortai.

Secondo il ministero della Sicurezza del Burkina Faso, che ha diffuso un comunicato stampa, Kinda avrebbe tentato di fuggire mentre stava mostrando alle autorità militari il presunto luogo in cui si trovano questi depositi militari di cui parla nella confessione. 

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