Alla postazione di Inata, dove domenica si è verificato un attacco armato che ha lasciato 53 vittime (49 gendarmi e 4 civili), i gendarmi erano affamati e indeboliti. Lo mette in luce Le Monde citando un messaggio che il loro capo aveva inviato al quartier generale il 12 novembre, chiedendo il permesso di lasciare la posizione: “nelle ultime due settimane, il distaccamento si è nutrito della caccia di animali”. Condizioni che vanno a minare l’integrità, la coesione e l’efficienza delle forze armate nel Paese.
Corruzione, politica e cattiva organizzazione sono infatti i mali che affliggono le forze armate burkinabé secondo diversi voci appartenente alla classe politica del Burkina Faso. Lo riferisce Rfi portando l’attenzione alle condizioni in cui spesso vivono e lavorano appunto i soldati nel Paese.
Per il leader dell’opposizione, questi malfunzionamenti non sono nuovi. Questo è dovuto alla scarsa organizzazione dal 2019. “I soldati non volevano parlarne per paura di essere sanzionati dalla loro gerarchia”, ha detto Eddie Komboigo a Rfi. “Nella legge di programmazione militare 2018-2022, 725 miliardi di franchi Cfa (oltre 1 miliardo di euro) sono previsti per le forze armate e non hanno speso nemmeno la metà di questa somma”, ha detto – riferisce Rfi – il leader dell’opposizione che sostiene che se c’è una persona che dovrebbe essere sanzionata è proprio il presidente Roch Marc Christian Kaboré.
Dalla medesima fonte si apprende anche che per Benewendé Sankara, il presidente dell’Unione per la Rinascita/Movimento Patriottico Sankarista, le disfunzioni ammesse anche dal presidente sono la conseguenza di una divisione all’interno dell’esercito dopo gli ammutinamenti del 2011 e lo scioglimento dell’ex reggimento di sicurezza presidenziale.
Secondo il presidente del nuovo partito sankarista, membro della maggioranza presidenziale, l’esercito è minato dalla “corruzione” e dalla “politica”. “È necessario ristrutturare l’esercito seguendo l’esempio della Guinea. Scuotere la noce di cocco e mandare in pensione alcuni alti ufficiali e affidare il comando operativo ai giovani” suggerisce Benewendé Sankara.