Le parti civili nel processo sulla morte di Thomas Sankara hanno concluso le loro arringhe ieri a Ouagadougou, dopo quattro mesi di udienze. Come riferisce Radio France Internationale, mentre le conclusioni hanno sollevato i temi del tradimento, della responsabilità e della riconciliazione, è stata anche avanzata l’ipotesi della responsabilità del generale Gilbert Diendéré, accusato di complicità nell’assassinio e nell’attacco alla sicurezza dello Stato.
“Gilbert Diendéré soffre per la sua responsabilità nell’omicidio”, ha ironizzato ai microfoni di Rfi, Prosper Faram, uno degli avvocati della famiglia Sankara. L’ex capo di stato maggiore di Blaise de Compaoré non ha mai ammesso la sua partecipazione al complotto contro Thomas Sankara. Tuttavia, la sua posizione gerarchica, la sua vicinanza a Blaise Compaoré, le informazioni in suo possesso e gli ordini che ha dato dopo l’assalto sono prove schiaccianti, secondo l’avvocato Anta Guissé.
“La parola colpo di Stato è un eufemismo”, ha continuato l’avvocato, come si apprende da Rfi. “È stato un colpo di forza, un complotto a cielo aperto. Sapevano cosa volevano fare e l’hanno fatto. Ma nessuno ha mai chiesto perdono in aula”.
Sostenitore e braccio destro dell’ex presidente Compaoré, il generale Gilbert Diendéré attualmente sta scontando una condanna a 20 anni di prigione, ma per il suo fallito colpo di Stato tentato nel 2015.
A inizio dicembre si era tenuta, sempre nel quadro del processo, l’udienza di Abdrahamane Zetiyenga che, all’epoca dell’assassinio di Sankara, era il vice, nel Consiglio d’intesa, del tenente Gilbert Dienderé. Zetiyenga aveva accusato il tenente Dienderé di essere uno dei pianificatori del colpo di Stato, affermando di aver ricevuto “un emissario” dal generale Gilbert Dienderé, che si offriva di dare “una falsa testimonianza” in suo favore davanti al giudice istruttore.
La testimonianza di Diendéré nell’ambito del processo era invece stata ascoltata a novembre. Nella prima giornata di udienza il generale si era da subito dichiarato non colpevole di tutte e quattro le accuse mosse contro di lui: complicità nell’assassinio, attentato alla sicurezza dello Stato, occultamento di cadaveri e subordinazione di testimoni.