Saponette a base di karitè, burro di karitè con oli essenziali certificati e saponi da barba: questi sono i prodotti fabbricati dalle donne del villaggio di Boussouma in Burkina Faso, in vendita online con il marchio Semplicemente no Profit sul sito dell’associazione Smom (Solidarietà Medica Odontoiatrica nel Mondo) e nelle botteghe del commercio equo-solidale di Altromercato. Un progetto al femminile “dalle donne per le donne”, nato qualche anno dopo il primo arrivo dei volontari della onlus in Burkina Faso, nel 2007. All’inizio, i volontari volevano realizzare un intervento nell’ambito della salute orale, ma poi si sono resi conto delle altre esigenze del territorio, in particolare del villaggio di Bossouma (nord-est del Paese), e non sono rimasti indifferenti. «Prima abbiamo costruito scuole, poi ci siamo orientati verso attività commerciali: ci siamo resi conto che le donne producevano e vendevano pomodori ma non li conservavano, e abbiamo così aperto un centro di trasformazione del pomodoro. Poi ci siamo guardati intorno e abbiamo visto molti alberi di karitè, e ci è venuta un’altra idea», spiega il presidente di Smom, il dottor Pino La Corte.
Nel 2010 nasce così il centro di Formazione e Produzione Femmes Actives de Boussouma, che riunisce e sostiene le associazioni di donne di Bossouma, fornendo prima un’opportunità di formazione professionale e poi avviando la produzione artigianale dei prodotti derivati dal burro di karitè: attività che già qualche donna realizzava in ambito familiare. L’obiettivo è contribuire all’emancipazione economica e sociale di oltre 200 donne, «renderle autonome e cercare di garantir loro un reddito soprattutto durante la stagione secca, quando invece di accompagnare nei campi i propri mariti come nella stagione umida, non sanno che inventarsi», spiega La Corte. Dal 2012 a oggi le donne di Boussouma hanno prodotto e commercializzato oltre 100.000 confezioni di passata di pomodoro, 10 tonnellate di burro di karité e 90.000 saponette artigianali, in buona parte esportate in Europa. I soldi ricavati dalla vendita dei saponi, oltre che a coprire i costi dell’importazione e a pagare chi li ha fabbricati, vengono reinvestiti in beni collettivi, in particolare per le strutture del progetto: in questi anni si è infatti finanziata la costruzione nel villaggio di una vera e propria saponeria, con ambienti distinti per ogni fase lavorativa, e della Maison du Karité, dove 45 donne producono burro di karité in condizioni igieniche adeguate.
Nel corso del progetto, inoltre, si è pensato di coinvolgere i migranti originari del villaggio in Italia, per realizzare un modello di sviluppo sociale ed economico sostenibile e contribuire ai ritorni volontari assistiti di alcuni cittadini burkinabé. La Corte: «per il progetto di trasformazione del pomodoro è rientrato un migrante di Voghera, per i saponi una donna che stava a Salò. Grazie alla loro collaborazione, le donne del villaggio sono diventate autonome, e poi i migranti hanno aperto in loco altre attività». L’idea alla base del progetto è infatti che le donne burkinabé che vogliono rientrare nel loro paese producano prodotti cosmetici coinvolgendo altre donne del villaggio e, grazie ai corsi sulla cooperazione allo sviluppo frequentati in Italia, diventino delle vere e proprie emancipatrici della propria comunità. L’importazione e la commercializzazione in Europa sarà poi attuata direttamente da donne burkinabé che vorranno restare nel paese d’accoglienza.
Quello in Burkina Faso è solo uno dei progetti di Smom, attiva nel mondo e in altri paesi africani con progetti nel settore della salute orale. In Burundi l’associazione ha avviato nel 2016 il primo corso universitario per dentisti: i primi 24 laureati hanno già aperto 12 ambulatori odontoiatrici presso ospedali regionali. «Al nostro arrivo c’erano solo 10 dentisti, che si erano laureati all’estero. Ora siamo presenti nel 70% delle province burundesi e l’obiettivo è di diventare un riferimento in tutte le province per poi intervenire anche nei dispensari», precisa La Corte, che continua: «inoltre realizziamo molti corsi di prevenzione odontoiatrica anche per riconoscere patologie da noi scomparse. Una di queste è il noma, che sembra colpire 90.000 bambini all’anno, e che se non curata porta via parti del volto. Siamo riusciti a intercettare alcuni casi allo stato iniziale, e ora i nostri studenti la riconoscono ai primi stadi senza aspettare di vedere bambini deformati». In Benin la onlus ha aperto un un ambulatorio odontoiatrico e un centro polivalente per insegnare attività professionali, in particolare a bambini non udenti. Nel 2015, invece, in Madagascar è stato varato un progetto di collaborazione tra Smom e la Elpis nave ospedale, una onlus siciliana di Trapani, con l’obiettivo di offrire assistenza sanitaria alla popolazione dei villaggi costieri del versante nord-occidentale dell’isola; in Centrafrica (dove su 5 milioni di abitanti operavano solo 9 dentisti nella capitale Bangui), è stato istituito un corso triennale di formazione per terapisti dentali; in Tanzania, infine, Smom ha attivato dal 2011 un ambulatorio odontoiatrico nel villaggio di Kitope sull’isola di Unguja, a Zanzibar.
Salute orale e contrasto della povertà sono dunque due assi di intervento fondamentali per Smom, su cui lavorare in modo complementare…anche per mezzo di semplici ma preziose saponette di karitè.
(Luciana De Michele)