Tra tristezza, dolore e rabbia, delusione e frustrazione, i burkinabè aspettano una comunicazione ufficiale sulla strage avvenuta a Mansila, la località rurale della regione settentrionale del Sahel, devastata da un folto gruppo di assalitori armati.
“Le autorità non amano comunicare sulle confitte, non le ammettono, e non ammettono nemmeno le critiche. È da mercoledì 12 giugno che aspettiamo un comunicato, ma nulla. La nostra frustrazione è davvero grande”. Raggiunto telefonicamente da InfoAfrica a Ouagadougou, una fonte burkinabè, che preferisce mantenere l’anonimato per motivi di sicurezza, ci racconta la dinamica dei tragici fatti degli ultimi giorni a Mansila, da dove è originaria e dove vivono – o vivevano – molti suoi parenti.
“Gli assalitori, in grande numero, hanno attaccato in primo luogo mercoledì scorso il distaccamento militare di Mansila, che ospitava circa 150 soldati. Ne hanno ucciso molti e hanno preso le loro armi. Successivamente sono scesi nel villaggio. Hanno selezionato alcune persone, chi uccidere e chi lasciare in vita. Hanno salvato le donne, le hanno lasciato andare, verso altri villaggi. Hanno saccheggiato tutti i viveri che il villaggio aveva ricevuto come aiuti a maggio, rubato tutto il possibile, e poi hanno appiccato il fuoco. Hanno messo a segno la loro strategia di svuotamento dei villaggi, di terra bruciata. Poi se ne sono andati”.
Non è ben chiaro quale sia l’obiettivo finale di questi terroristi, se non svuotare dei propri abitanti le zone in cui passano e renderle inabitabili. Chi recluta tra i giovani della regione fa leva sulle crisi di fondo di tipo fondiario, etnico e religioso.
La nostra fonte non ha numeri precisi in merito alle vittime. I primi bilanci circolati ieri parlavano di 107 militari uccisi. Oggi il blog Wamaps, specializzato sulla sicurezza in Africa Occidentale, parla di oltre 112 militari e 60 civili uccisi. Una decina di soldati sarebbe stata catturata. Wamaps scrive che l’attacco è stato compiuto da 400 miliziani della katiba Hanifa dello Jama’a Nusrat ul-Islam wa al-Muslimin (Jnim, legato ad al-Qaeda).
In seguito a questo violento attacco, secondo il blog, tre aerei da trasporto IL76 russi hanno trasportato rinforzi di equipaggiamenti e mercenari Wagner-AfricaCorps dal Mali al Burkina.
“I rinforzi russi hanno tre obiettivi: garantire la protezione personale del Presidente del Faso, Ibrahim Traoré in un contesto di tensioni emergenti, in particolare con alcuni dei suoi connazionali militari. Domare gli sbalzi d’umore delle forze armate burkinabè, a cui hanno fatto eco diversi alti ufficiali. Preparare un grande contrattacco contro i terroristi che hanno attaccato Mansila”.
I redattori sottolineano che i terroristi della katiba Hanifa hanno capacità d’azione sempre più significative nelle zone di confine tra Burkina e Niger. Negli ultimi mesi sono riusciti a raggruppare diverse centinaia di terroristi in diverse occasioni per effettuare attacchi su larga scala su entrambi i lati del confine.