Saranno Évariste Ndayishimiye e Agathon Rwasa i due principali sfidanti nelle elezioni presidenziali che si terranno il 20 maggio in Burundi. A uno di loro spetterà il difficile compito di riportare la pace e l’armonia sociale in questo Paese sconvolto prima dalle tensioni etniche e poi da un regime dominato dalla figura del presidente Pierre Nkurunziza (che non si candiderà più).
Ma chi sono i due candidati? Évariste Ndayishimiye ha 52 anni ed è un ex generale. È uno delle personalità più in vista del Cndd-Fdd, il partito al potere. Ministro dell’Interno e della Pubblica Sicurezza, capo di stato maggiore dell’esercito e, poi, di gabinetto del capo dello Stato, è un fedelissimo del presidente Pierre Nkurunziza e ha sempre avuto una grande influenza su di lui.
Nato nella provincia di Gitega, nel centro del Paese, ha frequentato la facoltà di Giurisprudenza nel 1995. Proprio mentre era studente è miracolosamente sfuggito al massacro degli Hutu da parte di estremisti tutsi. Il giovane Évariste si è così unito alle milizie guidate da Nkurunziza e, otto anni dopo, è diventato uno dei principali leader militari hutu.
Il suo avversario, Agathon Rwasa, 56 anni, è stato nominato candidato ufficiale del Consiglio nazionale per la libertà (Cnl), il principale partito di opposizione burundese. Rwasa è un ex leader ribelle. Anch’egli ha combattuto nella guerra civile, così Pierre Nkurunziza e il suo avversario Évariste Ndayishimiye.
Il suo partito dovrà affrontare una campagna elettorale che si preannuncia molto dura, con forti pressioni e rischi di violenza contro i membri e gli attivisti dell’opposizione. «Abbiamo nominato il candidato – spiegano i membri del Cnl – in un contesto teso. Molti attivisti sono stati incarcerati, altri sono stati assassinati, altri in prigione. Siamo in una situazione molto difficile per i nostri perché lo spazio politico era e rimane rimasto chiuso per l’opposizione».
«Affronteremo queste difficoltà – osservano – perché sono 40 anni che siamo in campo, abbiamo esperienza e la popolazione vuole un autentico cambiamento. No, non ci scoraggiamo. E chiediamo al nostro popolo di non arrendersi alla paura, di rimanere sempre retti e determinati e di serrare i ranghi».