Burundi – L’ombra della Cina sulle elezioni

di Enrico Casale
incontro al vertice cina-burundi

Nel pomeriggio la commissione incaricata di organizzare lo scrutinio ha sostenuto che a votare sia stato il 74% degli aventi diritto. Un dato messo in dubbio da più parti, evidenziano le fonti, secondo le quali l’affluenza è stata considerevolmente più bassa in particolare a Bujumbura.
In pochi, a ogni modo, credono che i risultati possano riservare sorprese. “Nkurunziza sarà rieletto – assicurano alla MISNA – e continuerà a dare la caccia agli oppositori come ha fatto nelle ultime settimane, prima e dopo il tentativo di rovesciarlo fatto da alcuni generali ribelli nel maggio scorso”.
Non sembrano dunque decisive le prese di posizione sull’incostituzionalità di un terzo mandato del presidente espresse da Stati Uniti, Francia, Belgio o Olanda. “Hanno ridotto gli aiuti e minacciato di sospenderli del tutto – dicono le fonti – ma poi si è capito che anche questa è un’arma spuntata: è apparso chiaro che Nkurunziza può rivolgersi ad altri per gli aiuti dei quali il suo governo e il Burundi hanno bisogno”.
In prima fila ci sono Russia e Cina, un paese quest’ultimo sempre più presente su un piano economico e commerciale. In più occasioni, al Consiglio di sicurezza dell’Onu, Mosca e Pechino si sono opposte a risoluzioni sulla crisi in Burundi che a loro dire avrebbero costituito “un’ingerenza negli affari di uno Stato sovrano”. E sarebbe proprio il timore di “perdere” Bujumbura, restando Nkurunziza in sella, a suggerire cautela agli Stati Uniti e ai loro alleati europei. “Eppure – dicono alla Misna – questo sarebbe il momento della coerenza: i governi occidentali dovrebbero trarre le conseguenze da ciò che hanno detto finora e andare fino in fondo”.
(23/07/2015 Fonte: Minsa)

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