Una richiesta formale di dimissioni da parte dell’opposizione e il rischio di vedere il Burundi escluso dalla lista dei paesi con accesso preferenziale al mercato statunitense. Sono gli ultimi due segnali della pressione crescente sul presidente Pierre Nkurunziza, eletto per un contestato terzo mandato dopo le elezioni dello scorso 21 luglio (criticate dalla comunità internazionale).
La principale piattaforma d’opposizione (il Consiglio Nazionale per il rispetto degli accordi di Arusha e lo stato di diritto, Cnared) ha chiesto al capo dello stato di “prendere coscienza della sua responsabilità personale nel precipitare della nazione burundese verso l’ecatombe e di dare le dimissioni senza tardare, entro il 26 agosto”: per quel giorno è infatti previsto l’insediamento.
Contemporaneamente, da Washington, il sottosegretario di stato Usa agli Affari africani, Linda Thomas-Greenfield, ha parlato di “discussioni interne al governo per riesaminare la presenza del Burundi” nel programma Agoa (acronimo di African growth and opportunity act, provvedimento sull’accesso preferenziale ai mercati Usa che resterà in vigore per i prossimi 10 anni).
Un’esclusione dal programma segnerebbe un altro duro colpo per l’economia burundese, il cui bilancio dipende per oltre il 40% dagli aiuti internazionali. Nelle scorse settimane il Belgio (ex potenza coloniale) ha già sospeso il versamento di 2,2 milioni di dollari, l’ultima tranche di una somma destinata al’organizzazione delle elezioni.
(20/08/2015 – Fonte: Misna)