Calcio, ecco la Champions d’Africa

di Enrico Casale
zamalek

I giochi sono fatti. Nella sede della Caf al Cairo, con la tradizionale cerimonia dei sorteggi è stato tolto il velo alla nuova edizione della Caf Champions League, che per la prima volta, da quando ha cambiato nome e format nel 1997 mandando in pensione la vecchia Coppa dei Campioni africana, terminerà con una finale secca, grande novità di quest’edizione.

L’urna, in cui mancava soltanto la vincente del preliminare tra gli egiziani dello Zamalek e i senegalesi della Génération Foot posticipato al 24 ottobre per motivi logistici, non ha deluso le attese, regalandoci diverse sfide affascinanti e dall’alto contenuto storico. Ben cinque incroci sorteggiati ieri, infatti, in passato sono stati l’atto finale di questa manifestazione nata nel lontano 1964: JS Kabylie-AS Vita nel 1981, Al-Ahly-Al-Hilal nel 1987, Raja Casablanca-Espérance nel 1999 e infine Al-Ahly-Etoile du Sahel, finale nel 2005, prima di concedere il bis nel 2007.

Lo spettacolo, insomma, è assicurato. Il gruppo D è senz’altro il più suggestivo, il più indicato per valori e blasone delle squadre ospitate a guadagnarsi l’appellativo di “girone della morte“: in vetrina, tra marocchini del Raja Casablanca, gli algerini della JS Kabylie, che tornano nel tabellone principale dopo nove lunghi anni di astinenza, i congolesi dell’AS Vita e i campioni in carica tunisini dell’Espérance di Tunisi, ci sono la bellezza di 10 titoli (Caf Champions League/Coppa dei Campioni d’Africa).

Un po’ meglio è andata forse agli egiziani dell’Al-Ahly, gigante del continente dall’alto dei suoi sette trionfi in questo torneo, sorteggiato nel gruppo B assieme ai tunisini dell’Étoile du Sahel, i sudanesi dell’Al-Hilal e la cenerentola zimbabwese del Platinum FC.

Così come alla portata del Mazembe sembra essere il gruppo A, completato dagli zambiani dello ZESCO, dalla vincente del playoff Zamalek-Génération Foot e dal Primeiro de Agosto. Ma proprio la presenza degli angolani rievoca amari ricordi al colosso congolese presieduto dal tycoon delle miniere Moïse Katumbi Chapwe, rientrato a Lubumbashi dopo la fine dell’esilio a cui era stato confinato dal precedente governo del presidente Joseph Kabila: nel 2018, grazie ai miracoli del portiere evergreen Tony Cabaça, il Primeiro de Agosto aveva eliminato il Mazembe ai quarti di finale, rendendosi protagonista del più sorprendente upset di quel torneo, prima di dare filo da torcere all’Espérance in una semifinale seguita dalle polemiche degli angolani per l’arbitraggio.

Il gruppo C, infine, offrirà l’occasione di rivedere due semifinali memorabili degli ultimi anni con protagonista sempre il Wydad Casablanca, ancora scottato dalla sconfitta a tavolino con l’Espérance in una finale seguita da una lunga scia polemica ancora non del tutto esaurita: i Rossi di Casablanca prima concederanno la rivincita del 2017 agli algerini dell’USMA, che riabbracciano questo torneo nonostante i gravi problemi finanziari legati all’incarcerazione del loro patron Ali Haddad, un imprenditore considerato molto vicino all’ex contestatissimo presidente Abdelaziz Bouteflika; poi subito dopo affronteranno i sudafricani del Mamelodi Sundowns, nel remake della tiratissima semifinale di qualche mese fa.
Chiudono il cerchio gli angolani dell’Atlético Petróleos – con cui i Mamelodi Sundowns hanno giocato e vinto ai rigori un’altra storica semifinale nel 2001 – tornati dopo 18 anni nella fase a gruppi, ma destinati con molta probabilità ad uscire di scena già al primo turno.

Vincenzo Lacerenza
www.calcioafricano.com

 

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