La sfida tra Al-Ahly e Al Hilal Omdurman non potrà mai essere una partita come le altre, non fosse altro perché Egitto e Sudan si guardano in cagnesco dai tempi della guerra madhista di fine XIX secolo, causa di molte vittime e di profonde tensioni sociali e religiose, con l’assedio di Khartoum quale apice di quel tremendo assalto anglo-egiziano.
Limitando il campo di analisi a quello calcistico, le due squadre si troveranno di fronte, domani, in un match che sembra atto a rinverdire polemiche e disaccordi, questa volta figli esclusivamente del campo, come dimostra il precedente del 1987.
Al termine di quell’anno le due compagini si trovarono di fronte per la finale di Champions League, in una doppia sfida di alto livello, visto il cammino delle due squadre e il valore dei giocatori in campo.
I Seed al-balad sudanesi sono trascinati da alcuni dei migliori giocatori della loro storia, come il portiere Yor, il terzino sinistro Mohamed Tinga Bashir, i centrali difensivi Tarig Ahemd Adam e Gemal Al-Thaleb, il laterale Mubarak Suliman e gli attaccanti Waleed Tashin e Adel Al-Ouni, i quali hanno dimostrato nel corso del torneo grande equilibrio e feroce determinazione negli scontri diretti (notevoli le prestazioni contro Leventies United nei quarti e contro il forte Canon Yaoundé in semifinale).
I Red Devils egiziani sono invece un’oliata macchina da gol, in grado di segnare 16 reti nel cammino sino alla finale, nel quale si sono distinti il grande Mahmoud El Khatib, il fantasioso Ayman Shawky, Ayman Younes, Moustafa Abdou e Alaa Mohammed. In una rosa di altissimo livello vanno citati anche i centrocampisti Magdy Adbelghani e Mahmoud Salah nonché i giovani gemelli Ibrahim e Hossam Hassan, destinati, soprattutto il secondo, a scrivere pagine leggendarie nella storia calcistica egiziana.
La gara di andata giocata a Khartoum termina 0-0, lasciando alla sfida all’International Stadium del Cairo di determinare la vincitrice continentale, con i padroni di casa decisamente favoriti. Sotto gli occhi del presidente Hosni Mubarak, salito al potere nel 1981, sono proprio questi ultimi a passare in vantaggio grazie a un’autorete di Gemal Al-Thaleb, mandando letteralmente in visibilio il pubblico di parte, spettatore di una sfida aspra e tesa, diretta a fatica dall’arbitro marocchino Mohamed Larache.
L’Al Hilal reagisce allo svantaggio spingendosi alla ricerca del gol che varrebbe il successo nella contesa, trovandolo con Waleed Tashin, salvo vederselo annullare senza apparente motivo dal direttore di gara, scatenando non poche proteste e recriminazioni.
La rete del 2-0 messa a segno da Ayman Shawky mette fine all’incontro, regalando all’Al-Ahly il secondo successo della storia, con la parte rossobianca della capitale egiziana che si ferma per tributare un’ovazione ai propri beniamini, in particolare a El Khatib, considerato il miglior giocatore arabo del XX secolo, che all’indomani del trionfo decide di interrompere l’attività agonistica.
Diverso il clima in seno alla compagnie sudanese, che si sente defraudata e danneggiata dall’arbitraggio; a tal proposito si propagheranno voci mai confermate di corruzione, alimentate dalla successiva sospensione a livello internazionale dell’arbitro Larache. No, decisamente Al-Ahly – Al Hilal Omdurman non sarà mai una partita come le altre.
Giovanni Fasani
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