Oggi è il gran giorno: stasera, in uno Stadio Internazionale del Cairo più blindato che mai, Senegal e Algeria si contenderanno la trentaduesima edizione della Coppa d’Africa. Noi abbiamo individuato tre motivi per i quali fareste bene ad incollarvi davanti al televisore, godendovi lo spettacolo di una finale imperdibile.
Gli allenatori autoctoni al potere – Con le grandi novità di questa edizione della Coppa d’Africa, la Caf ha dimostrato di guardare sempre più diffusamente all’Europa, manifestando chiaramente l’intenzione di volersi uniformare alle dinamiche del circus europeo. Tutto, nel calcio africano, da un po’ di tempo a questa parte sembra seguire le orme di quanto accade nel Vecchio Continente: dai calendari, al modo di gestire commercialmente il brand di alcune leghe leghe, fino ad alcune scelte di politica sportiva.
Ma c’è un posto dove il fascino di questa omologazione sembra aver perso la forza del passato: le panchine. Se nel 2017, infatti, solamente 4 nazionali su 16 erano allenate da un allenatore locale, quest’anno su 11 delle 24 panchine sedeva un allenatore africano, 10 dei quali anche autoctoni. Due di loro si affronteranno stasera in finale, a testimonianza di come il vento in Africa stia cambiando, confermando i progressi della nouvelle vague dei tecnici africani e allontanando sempre di più le sagome dei cosiddetti «stregoni bianchi» europei. Un evento raro: non succedeva dal 1998.
Aliou Cissé e Djamel Belmadi, rispettivamente al timone di Senegal e Algeria, sembrano essere legati da un mano invisibile. Sono nati a distanza di un giorno l’uno dall’altro e hanno vissuto l’infanzia a Champygni Sur Marne, un comune-banlieu di quasi 80 mila abitanti alle porte di Parigi. Addirittura, nel 2001, si sono ritrovati faccia a faccia in campo: prima in un Olympique Marsiglia-PSG di Ligue, poi proprio in un Senegal-Algeria valido per le qualificazioni ai Mondiali nippocoreani del 2002.
Diciotto anni più tardi, dopo aver guidato la rinascita calcistica delle rispettive nazionali, si ritrovano in finale di Coppa d’Africa: «Sarà incredibile reincontrarci qui. Noi siamo pronti al 200%», ha detto Belmadi. Per raggiungere lo stesso risultato, però, i due hanno percorso strade diverse. Cissé non ha stravolto granché, ma si è preoccupato di dare un’identità distinguibile ai Leoni della Teranga nell’ambito di un progetto quadriennale, utilizzando talvolta metodi autoritari, tanto da meritarsi lo scherzoso appellativo di Yahya Jammeh, l’ex tiranno del Gambia.
Belmadi, invece, è andato subito al dunque, avviando una rivoluzione drastica senza guardare in faccia a nessuno, anche perché il tempo a disposizione scarseggiava: «Non sono un kamikaze, ma nemmeno un vigliacco. Prima di accettare mi sono accertato di avere piena libertà d’azione», ha spiegato al suo arrivo.
Subito dopo ha cominciato a sviluppare un’idea di calcio propositivo, affiancando alla stella Riyad Mahrez volti seminuovi come quello di Baghdad Bounedjah, il miglior marcatore dell’anno solare 2018 eletto a punta di diamante delle Volpi del Deserto. Sarà lui, insieme a Mahrez, il principale incubo del Senegal, anche perché Aliou Cissé dovrà fare a meno di un pilastro come Kalidou Koulibaly, a cui la CAF ha confermato la squalifica nonostante un ricorso d’urgenza tentato dai Leoni della Teranga. In ogni caso, come ha scritto Jonathan Wilson sul Guardian, un vincitore c’è già: Champigny sur Marne.
Il duello tra Mahrez e Mané – Non è un mistero, a maggior ragione dopo il fiasco dell’Egitto di Salah, sbattuto fuori dal Sudafrica agli ottavi di finale: se il Senegal dovesse superare l’Algeria, vincendo la prima Coppa d’Africa della sua storia, aumenterebbero vertiginosamente le probabilità di vedere il Pallone d’Oro tra le mani di Sadio Mané. Il fuoriclasse di Bambali ha appena vinto la Champions League, ma non è sbarcato in Egitto per nulla appagato. Anzi, tutt’altro: «Se fosse possibile scambierei volentieri il trionfo in Champions League con la Coppa d’Africa. Rientrare a Dakar da vincitori sarebbe qualcosa di eccezionale», ha confessato in un’intervista. Sul campo, finora, ha realizzato tre reti, ma addosso gli sono piovute critiche i reiterati errori dal dischetto: due. Lui ha risposto da campione, mostrando grande umiltà: «Faccio un passo indietro. D’ora in poi i rigori li lascerò tirare ai miei compagni», ha dichiarato subito dopo la partita con l’Uganda degli ottavi.
Al 95′ della semifinale con la Nigeria, invece, non hanno tremato le gambe di Riyad Mahrez, quando l’arbitro ha fischiato una punizione per l’Algeria dal limite dell’area di rigore. Con un’esecuzione magistrale, il fenomeno del Manchester City ha fulminato Akpeyi e regalato una perle delle sue, portando l’Algeria in finale 29 anni dopo l’ultima volta. Poi, in mix zone, si è tolto un sassolino dalle scarpe, dedicando sarcasticamente il gol a Julie Odoul, un politico del Rassemblement National di Marine Le Pen, che alla vigilia aveva dichiarato di tifare per la Nigeria affinché non si ripetessero i caroselli algerini e gli atti di vandalismo successivi alla vittoria delle Fennecs con la Costa d’Avorio: «Questo gol è per te». Sulla quella corsia Mahrez dovrà fare ancora una volta tutto da solo: come in semifinale mancherà Youcef Atal, terzino sensazione di questa Coppa d’Africa, vittima di una frattura alla clavicola nel quarto con la costa d’Avorio.
Il fattore bacheca – Il Senegal non ha mai vinto la Coppa d’Africa, sfiorandola soltanto nel 2002 quando perse ai rigori la finale con il Camerun di Samuel Eto’o; l’Algeria l’ha conquistata una volta sola, nell’edizione casalinga del 1990, quasi trent’anni. Basta questo per spiegare l’attesa febbrile di due popoli per la gara di stasera. Sugli spalti il gran premio del tifo lo dovrebbero vincere gli algerini, vista la vicinanza con l’Egitto: dopo aver messo 16 aerei per le semifinali, questa volta il governo algerino ha voluto strafare, noleggiando una flotta di 28 velivoli per permettere a circa 5.000 tifosi di unirsi agli altri 3000 compatrioti già presenti al Cairo per supportare le Volpi del Deserto. Se guardano alla storia gli algerini possono essere fiduciosi: l’Algeria, infatti, non ha mai perso con il Senegal in Coppa d’Africa, vincendo 3 dei 4 confronti disputati finora, tra cui la semifinale del 1990 e la gara della fase a gironi di questa edizione decisa da una rete della rivelazione Youcef Belaïii. Sadio Mané, comunque, non si lascia intimorire più di tanto da questo score negativo. Anzi: «Sarà una motivazione in più per vincere», ha spiegato alla Bbc.
Vincenzo Lacerenza
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