Più di due terzi degli africani ritengono che il cambiamento climatico stia facendo peggiorare la loro vita e andrebbe fermato. Lo evidenzia un report dell’Afrobarometer, che l’osservatorio panafricano ha deciso di riproporre in occasione del vertice sul clima convocato dalla Casa Bianca e in corso da ieri.
L’indagine, la più estesa sulla percezione dei cambiamenti climatici mai condotta in Africa, ha coperto 34 nazioni per un periodo di due anni.
In 30 Paesi su 34, il campione ha affermato che il cambiamento climatico, in particolare sotto forma di siccità, ha interferito pesantemente con la produzione agricola negli ultimi dieci anni.
La percezione dei peggioramenti più marcati riguarda Uganda (85%), Malawi (81%) e Lesotho (79%).
Più della metà degli intervistati (58%) ha affermato di essere a conoscenza del problema o comunque di averne sentito parlare. Questa media si abbassa sensibilmente in Sudafrica, dove appena il 41% ha dichiarato di conoscere il significato dell’espressione climate changing.
Sette intervistati su 10 hanno dichiarato che il cambiamento climatico deve essere fermato. Particolarmente consapevoli, da questo punto di vista, gli intervistati di Madagascar (94%), Uganda (90%), Guinea, Togo e Malawi (86%). Sotto la soglia del 50% troviamo Liberia, Mozambico, Namibia, Sudafrica e Sudan.
Circa la metà (51%) ritiene che la gente comune possa fare “almeno un po’” per contribuire nella lotta al cambiamento climatico. Ma in Liberia, Sudan e Niger questa percentuale si abassa sensibilmente e meno di un terzo tra gli intervistati ritiene di poter fare qualcosa.
I risultati dell’indagine evidenziano la necessità di affiancare qualsiasi iniziativa politica a monte con una progettualità formativa e informativa calibrata sulle caratteristiche delle persone coinvolte. Nelle conclusioni del report leggiamo infatti: “Non disponiamo di informazioni su come l’alfabetizzazione sul cambiamento climatico tra gli africani sia paragonabile a quella di altre regioni. Essendo una delle regioni globali più suscettibili ai potenziali danni del cambiamento climatico, tuttavi la necessità di lavorare sull’istruzione e la formazione è chiara”.
“I fautori di una risposta attiva ai cambiamenti climatici in Africa devono continuare a unirsi ad altri in tutto il mondo per costruire popolazioni informate, che comprendano le minacce e sostengano il governo nelle sue azioni coordinate con gli obiettivi globali. La società civile, le istituzioni educative, i media e il governo possono tutti contribuire a costruire la conoscenza del pubblico su questo problema”.