Camerun: 27 mesi senza stipendio, lavoratori Cdc dicono basta

di Enrico Casale

I lavoratori della Camerun Development Corporation, azienda agro-industriale statale, primo datore di lavoro dopo la pubblica amministrazione, sono rimasti senza stipendio per 27 mesi e minacciano di entrare in sciopero. La protesta è contenuta in due comunicazioni, reperibili in un articolo di David Atangana su Mimi Mefo Info, indirizzate al governatore della regione del Sud-Ovest, Bernard Okalia Bilai e al direttore generale della Cdc, Franklin Ngoni Njie.

“Abbiamo atteso pazientemente una soluzione al nostro problema che è il mancato pagamento dei nostri stipendi per oltre 27 mesi”, scrivono i lavoratori, aggiungendo che, “sembra che il cane paziente morirà presto o sia già morto di fame considerando il fatto che tanti lavoratori della Cdc abbiano perso la vita in servizio attivo aspettando pazientemente il loro salario non pagato”. Matrimoni andati in rovina, fame, impossibilità di pagare gli studi ai figli, le tasse, le cure mediche e troppi debiti, sono conseguenze inavitabili per chi lavora senza retribuzione.

Il collettivo di lavoratori firmatario delle missive ricorda che il capo del governo, (un angolofono, Ndr) Joseph Dion Ngute aveva promesso di esaminare la loro difficile situazione un anno fa, promessa che evidentemente non ha portato a nulla. I dipendenti danno fino al 15 maggio all’azienda per pagare gli stipendi, altrimenti entreranno in sciopero.

La Cdc, che annoverava oltre 18.000 dipendenti nel 2019, sta affrontando la peggiore crisi mai vissuta. Le perdite finanziarie dovute ai conflitti che hanno devastato le due regioni anglofone   il Nord-Ovest e il Sud-Ovest – dal 2016 ammontano a miliardi di franchi Cfa.

Secondo il rapporto 2019 della Commissione tecnica per la riabilitazione delle imprese del settore pubblico e parapubblico, la Cameroon Development Corporation ha registrato un utile netto negativo di circa 27 milioni di euro nel 2019. “Questa performance è spiegata in particolare dal calo del livello di attività delle unità produttive (piantagioni e fabbriche), dovuto alla persistente insicurezza in questa regione”, sottolinea la Commissione nel suo rapporto reso noto dai media del Camerun l’anno successivo. La società agroindustriale, è la struttura che paga il prezzo più alto della crisi sociopolitica che dalla fine del 2016 scuote le due regioni anglofone del Paese. A seguito degli attacchi ai lavoratori nelle piantagioni, e dopo l’incendio di alcune sue unità produttive da parte di militanti separatisti, l’azienda, che gestisce piantagioni di olio di palma, gomma e banane nel sud-ovest, ha dovuto sospende le sue attività per diversi mesi.

Fatturato e produzione sarebbero calati di circa il 90 percento nel corso degli ultimi cinque anni, secondo Financial Afrik.

Per sopravvivere, la Cdc ha deciso di allargare le sue produzioni con colture alimentari a ciclo breve, in particolare mais, soia e fagioli. La firma di un accordo di partenariato con l’Istituto di Ricerca Agricola per lo Sviluppo (Irad) dovrebbe consentire di raggiungere questo obiettivo attraverso lo scambio di tecnologie innovative e la diversificazione della produzione.

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