Camerun, aziende in crisi per aumento costi delle materie prime

di claudia

L’aumento generale dei prezzi mondiali delle materie prime e l’esplosione dei prezzi del trasporto marittimo hanno causato un aumento dei costi di produzione pari a 325 milioni di euro alle aziende del Camerun. Lo deplora il Groupement inter-patronal du Cameroun (Gicam), sorta di ‘confindustria’ camerunese, riferendosi a un aumento registrato tra il 2020 e il 2021.

Il Gicam ha ottenuto i dati sulla base di una valutazione effettuata su un gruppo di 20 materie prime provenienti da sei settori industriali: industria della birra, cemento, fertilizzanti e fitoterapia, prodotti, imballaggi, molitori e industrie metallurgiche.

Secondo la più grande organizzazione dei datori di lavoro del Paese, la recente decisione del governo di ridurre dell’80% il costo del nolo nel calcolo dei dazi doganali da pagare per le merci importate via mare non ha rallentato la tendenza al rialzo.

Concretamente, sul clinker (materia prima che va alla produzione del cemento), ad esempio, questo provvedimento del governo rappresenta “solo il 10% dei costi aggiuntivi che ammontano a 1.500 franchi Cfa iva inclusa  per sacco di cemento”, sottolinea il Gicam. Dati difficili da verificare in quanto pochissime aziende pubblicano i propri conti, osserva il portale Investin Camerun, che riporta l’avvertimento del Gicam.

Rammaricandosi ancora una volta che le misure di sostegno del governo camerunese non siano “all’altezza della posta”, il Gicam indica che alcune aziende sono state “costrette ad apportare adeguamenti di sopravvivenza ai loro prezzi di vendita, al fine di mantenere prezzi, posti di lavoro e fornitura regolare del mercato, mentre altri si stanno muovendo inesorabilmente verso la cessazione della produzione”.

Inoltre, per quanto riguarda l’interruzione della produzione, l’organizzazione dei datori di lavoro è questa volta più misurata, rispetto al suo comunicato stampa del 9 novembre 2021, in cui annunciava che le aziende, nell’insieme, prevedevano “puramente e semplicemente la cessazione delle attività di importazione e produzione al 1° gennaio 2022”. Questo annuncio aveva causato successive uscite di alcune società e altre organizzazioni interprofessionali, che avevano assunto un’opinione contraria a questa organizzazione padronale alla quale molti appartengono, rassicurando le popolazioni sul proseguimento della loro attività. È il caso dell’Association des raffineurs des oléagineux (Asroc), i cui membri assicurano l’80% della produzione di oli vegetali, saponi da toeletta e per la casa venduti in Camerun; di Socucam, il colosso dello zucchero del paese; o le acciaierie operanti in Camerun.

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