Piedi nudi nel fango, pala in mano, secchi che si riempiono e si svuotano a un ritmo incessante per setacciare la sabbia in cerca di oro. Sono bambini, ragazzi e ragazze, alcuni non più vecchi di 8 o 9 anni, quelli che le telecamere del canale privato Equinoxe Tv sono andati a filmare nel sito d’estrazione d’oro di Kambele III, paesino del comune di Batouri, nell’est del Camerun, per denunciare una situazione di grande ingiustizia sociale e di pericolo.
Ai microfoni dei reporter, i ragazzini intervistati spiegano che il loro lavoro nella miniera è necessario, perché le famiglie sono povere e loro devono intervenire per aiutare, economicamente parlando. Impossibile, per qualcuno, reperire i soldi necessari per poter andare a scuola. Kambele è solo un esempio tra i tanti villaggi della regione orientale, nota per essere ricca di giacimenti auriferi, dove i bambini abbandonano le aule scolastiche per lanciarsi nella ricerca del prezioso metallo. “Un grammo si vende a 20.000 franchi Cfa” (circa 30 euro) racconta un ragazzino che dice di fare questo lavoro dal 2019. “Con questi soldi, compro le penne e i quaderni”, spiega.
I genitori assistono impotenti a questa dispersione dalla scuola, ma in molti casi sono anche complici di questa situazione, ben presente agli occhi di tutti. In Camerun, come altrove, il lavoro dei bambini, soprattutto nelle miniere, è considerato sfruttamento minorile. Corine Elsa Angonemane Mvondo, responsabile dell’unità sulle normative internazionali del lavoro, ricorda ai giornalisti di Equinoxe che il governo del Camerun è firmatario delle convenzioni internazionali sul lavoro e che una di queste convenzioni, la 138 sull’età minima, dice che ogni Paese dovrebbe determinare un’età al di sotto della quale i giovani non dovrebbero lavorare.
Il Camerun ha definito l’età minima di 14 anni. La legge del 14 dicembre 2011 sulla lotta al traffico e la tratta delle persone dovrebbe inoltre reprimere le persone responsabili di tratta, tra cui gli stessi genitori. Nonostante due circolati del ministero delle Miniere datate agosto e settembre scorso, in cui si ricorda il divieto di lavoro dei bambini nelle miniere, sembra che il fenomeno stia, paradossalmente, in aumento. E ciò, nonostante i vari strumenti giuridici – come ad esempio l’esistenza di un comitato ad hoc contro il lavoro infantile – di cui è dotato il Camerun in materia.
In alcuni casi, i bambini sono presenti sui siti perché accompagnano gli adulti che lavorano, ma in tal caso mancano anche le minime misure di sicurezza garantite. A maggio scorso, in una sola settimana, almeno 26 persone sono rimaste uccise proprio a Kambele nel crollo di siti estrattivi.
Una recente ricerca della Rivista belga di geografia (Belgeo) sottolinea che la regione dell’Est, la più dotata di minerali, sta vivendo un’intensificazione delle attività minerarie mentre le loro esternalità alimentano polemiche tra aziende, autorità e comunità locali. “Le sfide dello sviluppo locale sono messe in discussione in un contesto di governance segnato dalla corruzione, dall’opacità delle attività minerarie e dall’abuso di autorità”, si legge. “Lo stato dell’arte e le indagini sul campo – prosegue l’analisi – rivelano che la nocività ambientale e il fallimento sociale delle attività minerarie stanno alimentando le richieste delle popolazioni locali in un contesto in cui le autorità sono etichettate come corrotte”.
(Celine Camoin)
Foto di apertura: Marco Gualazzini