di Céline Camoin
Dal 2017 il Camerun nelle regioni anglofone del Sud-ovest e del Nord-ovest è teatro di un conflitto armato di matrice secessionista tra le forze governative e il movimento che cerca l’indipendenza per la cosiddetta “Repubblica Federale di Ambazonia”. Cinque anni che hanno visto da un lato i gruppi armati separatisti rapire, terrorizzare e uccidere i civili, dall’altro l’esercito che ha commesso abusi nel contrastare militarmente le milizie e i loro sostenitori. In questo scenario il Canada ha accettato di svolgere un ruolo di facilitazione nel processo per la pace.
Melanie Joly, ministra degli Affari esteri del Canada, ha annunciato che il Canada ha accettato di svolgere un ruolo di facilitazione nel processo per la pace nelle regioni del Nord-Ovest e del Sud-Ovest (abbreviate con l’acronimo Noso) del Camerun, in preda a un conflitto di matrice secessionista da cinque anni. Il Canada ha accettato di intervenire diplomaticamente “come parte del suo impegno a promuovere la pace e la sicurezza e a promuovere il sostegno alla democrazia e ai diritti umani. Questo ruolo dimostra anche la determinazione del Canada a lavorare con i suoi partner africani per costruire un futuro migliore per tutti”, recita un comunicato stampa del ministero degli Esteri.
Secondo il quotidiano La Presse, è stato durante l’estate del 2022 che il governo di Yaoundé ha chiamato ufficialmente il Canada a svolgere il ruolo di mediatore nel conflitto che lo ha contrapposto dal 2016 alle forze separatiste delle due regioni anglofone del Paese.
Secondo altre fonti, colloqui segreti erano già in corso tra le varie parti in conflitto molto prima dell’estate. Il Canada ha finanziato gli incontri che si sono svolti in Svizzera nel 2021. Le parti di questo accordo – tenutosi nelle città di Montebello, Mont-Tremblant e Toronto – sono la Repubblica del Camerun, il Consiglio direttivo dell’Ambazonia e le Forze di difesa dell’Ambazonia, il Movimento di liberazione popolare dell’Africa e le Forze di difesa del Camerun meridionale, il governo ad interim, così come l’Ambazonia Coalition Team.
La ministra Joly non ha mancato di evidenziare le ingenti perdite umane che questo conflitto ha già causato, soprattutto per le popolazioni civili: più di 6.000 persone hanno perso la vita dal 2017. Inoltre, quasi 800.000 persone sono state sfollate a causa di questa crisi e 600.000 bambini non hanno pieno accesso all’istruzione.
Le tensioni storiche che ribollivano nelle regioni anglofone del Sud-ovest e del Nord-ovest sono sfociate in un conflitto armato nel 2017 tra le forze governative e il movimento che cerca l’indipendenza per la cosiddetta “Repubblica Federale di Ambazonia”.
Da un lato, gruppi armati separatisti rapiscono, terrorizzano e uccidono civili, commettono stupri, rapimenti, impongono chiusure delle attività, attaccano scuole, ospedali, luoghi di culto. Anche l’esercito commette abusi nel contrastare militarmente le milizie e i loro sostenitori.