Un’ottantina di famiglie, circa mille persone, sono state costrette dai bulldozer a lasciare le proprie abitazioni nella frazione Dikolo, nel quartiere Bali della capitale economica camerunese Douala. Devono lasciare spazio al progetto di costruzione di un hotel Marriott a cinque stelle.
La vicenda sta facendo discutere e ha suscitato sgomento, nonostante le promesse di indennizzi. L’area ormai distrutta dai mezzi è oggetto di contestazioni. Una petizione è stata persino lanciata online attraverso la piattaforma Change. Il testo, a firma di Patrick Moudissa Bell, spiega che l’area assegnata ai promotori del progetto alberghiero è in realtà una terra “ancestrale in cui i nativi di Douala hanno vissuto per più di 300 anni. È un sito storico ricco di emblemi, edifici e monumenti sacri, legati alla cultura del popolo Douala che vive in questi luoghi”. La zona è identificativa della comunità Sawa e in particolare del cantone della dinastia Bell, il cui re tradizionale, Eboumbou Douala Manga Bell, ha denunciato una situazione che si sta trascinando da sette anni. Ha denunciato violenze inammissibili subite dalle popolazione con il falso pretesto dello sviluppo economico.
Un’ottantina di famiglie hanno appreso, poco prima delle vacanze di Natale, che il loro quartiere, quattro ettari, era destinato a essere raso al suolo per costruire un Marriott Hotel. “Un progetto contaminato da irregolarità, imbrogli e frodi tra alcune autorità amministrative del Camerun e il promotore del progetto che si chiama Olivier Chi Nouako”, sostiene l’iniziatore della petizione.
Sul terreno, le autorità hanno emesso una Dichiarazione di Pubblica Utilità, che obbliga gli occupanti ad andarsene nonostante i titoli di proprietà posseduti. Ma il progetto del Marriott, denuncia ancora la petizione, “non riguarda un edificio di pubblica utilità, perché non è né una scuola né un ospedale, tanto meno una strada. Sono espropriati i legittimi proprietari a beneficio di un investitore privato”. Le proposte di compensazione fornite, denunciano ancora gli espropriati di Dikolo, “non corrispondono al valore del terreno secondo il prezzo di mercato. Non è previsto alcun piano di reinsediamento per le popolazioni autoctone cacciate via”. Inoltre, i rilievi topografici sarebbero stati effettuati in via confidenziale dal promotore privato, mentre la legge prevede che questo sia effettuato dall’amministrazione del catasto.
I problemi di fondo, secondo fonti di InfoAfrica a Douala, sono anche altri. Da un lato, alcuni diritti dei residenti non rispettati dalle autorità centrali per far andare avanti un progetto che rialzerà il livello della città; dall’altra, una questione anche comunitaria, poiché il promotore del progetto, un avvocato camerunese che vive in Canada, non appartiene alla stessa etnia e per questo motivo non gode della solidarietà dei locali.