Il gruppo francese Bolloré ha perso definitivamente la causa contro Mediapart per le sue pratiche in Camerun, secondo la testata giornalistica francese. I manager del gruppo francese sono stati accusati di aver finanziato alcune campagne elettorali in Africa in cambio di appalti. Con sentenza dell’11 ottobre, la Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, sottolineando “la sufficiente base fattuale” dell’indagine di Fanny Pigeaud.
Il 13 aprile 2016, sotto la firma della collaboratrice Pigeaud che conosce molto bene il Camerun, Mediapart ha raccontato la lotta di due piccoli imprenditori camerunesi per far rispettare al gruppo Bolloré un giudizio reso dalla giustizia locale in loro favore. Il contenzioso era poi durato 23 anni e li aveva portato alla rovina, in un contesto in cui il gruppo Bolloré, attraverso la sua onnipresenza nelle attività economiche del Paese, imponeva il proprio potere alle autorità politiche e giudiziarie di Yaoundé.
“Immediatamente il gruppo Bolloré aveva avviato, tramite il suo avvocato Olivier Baratelli, una di queste procedure bavaglio di cui è consuetudine non appena i giornalisti indagano sulle sue attività, o anche semplicemente riferiscono delle proteste o delle controversie che suscitano”, scrive Edwy Plenet, presidente di Mediapart.
L’articolo di Fanny Pigeaud lo annuncia addirittura, fin dalle prime righe: “Il lettore deve essere avvertito: questo articolo potrebbe portare in tribunale il suo autore e Mediapart, poiché il gruppo Bolloré ha preso a citare in giudizio i media che sollevano per lui domande potenzialmente imbarazzanti. Non potrebbe essere peggio di quello che stanno passando Célestin Ohandja e Thomas Mabou: da 23 anni questi due cittadini camerunesi e le loro famiglie aspettano che Bolloré rispetti una decisione del tribunale, dopo un pregiudizio che li ha completamente rovinati”.
In primo grado, l’8 gennaio 2019, il gruppo Bolloré aveva ottenuto la condanna di Mediapart dal tribunale di Nanterre. Un severo giudizio che, oltre al pagamento delle multe, ha imposto di cancellare tutti i passaggi incriminati, a pena di sanzione.
Il 10 febbraio 2021 la Corte d’Appello di Versailles ha rovesciato la sanzione contro Mediapart e Fanny Pigeaud insistendo sul “valore essenziale della libertà di espressione” e, soprattutto, sottolineando “la base fattuale dei documenti prodotti” a giustificazione dell’indagine. Con sentenza dell’11 ottobre, la camera penale della Corte di Cassazione ha respinto la loro richiesta, rendendo definitiva la sconfitta di Bolloré in giudizio.
Nella motivazione della sua sentenza, la Corte di Cassazione afferma anzitutto che “l’articolo tratta un tema di interesse generale rispetto alle molteplici attività del gruppo Bolloré, particolarmente influente in Africa”. Poi sottolinea che “le dichiarazioni impugnate non si basano solo su dichiarazioni di terzi non verificate ma anche su una serie di documenti tendenti a supportare tali affermazioni, tra cui la decisione non eseguita della Corte suprema e la lettera della Banca internazionale per il commercio e l’industria dal Camerun, confermando l’esecutività della decisione.