Davide ha battuto Golia. La storia di è ripetuta in Camerun dove un piccolo imprenditore locale è riuscito portare in Tribunale e a sconfiggere la Nestlé. La battaglia è durata 15 anni e non tutto è stato semplice per Pio Bissek, 72 anni amministratore delegato della Codilait. Alla fine, però, la multinazionale elvetica, che fattura 82 miliardi di euro, è stata condannata per concorrenza sleale e ha dovuto pagargli 15 milioni di euro di danni.
Ma facciamo un passo indietro. Siamo a metà degli anni Novanta. In Camerun si scatena una guerra commerciale sul latte condensato. La Codilait, azienda che dà lavoro a 200 dipendenti, produce «Super Milk», un latte condensato la cui confezione da 400 g viene venduta a 2,13 euro. È il primo latte condensato interamente camerunese e non importato dall’estero. In quello stesso periodo però la Nestlè lancia un prodotto concorrente, «Gloria», a meno di 2 euro.
Così, mentre Nestlé inonda il mercato locale, Codilait è costretta a licenziare i suoi dipendenti e a ridurre progressivamente la produzione. A Pio Bissek viene però un dubbio: Nestlé come riesce a praticare prezzi così competitivi? Acquista allora una confezione del latte della multinazionale e lo fa analizzare da un laboratorio. Scopre che, al posto dei grassi animali, necessari affinché il latte possa chiamarsi ufficialmente latte, molti prodotti Nestlé contengono grassi vegetali (olio di palma, di cocco e di soia), componenti molto meno costoso.
Nel gennaio 2003, Pio Bissek decide allora di citare in giudizio Nestlé per concorrenza sleale. Sei mesi più tardi, viene affiancato dal ministero delle Finanze che accusa la Nestlé di frodi doganali. Le mancate entrate da parte dello Stato ammonterebbero a circa tre miliardi di franchi Cfa. Oltre al danno, il ministero delle Finanze spera di riuscire a ottenere 30 milioni di euro di multa. Improvvisamente, però, lo Stato revoca l’azione contro la multinazionale. Ufficialmente, Yaoundé negozierà direttamente con Nestlé. Pio Bissek si ritrova solo.
L’imprenditore vince il primo turno il 14 luglio 2010 e Nestlé è condannata per concorrenza sleale a pagare 740 milioni di franchi Cfa. Bissek non è contento, vuole di più e fa ricorso in appello. La Corte d’Appello gli dà ragione, ma abbassa il risarcimento a 150 milioni di franchi Cfa. «Ho ricevuto un duro colpo – ha commentato Pio Bissek -, ma non me la sono sentita di mollare e ho deciso di portare il caso davanti alla Corte Suprema». Saranno necessari altri quattro anni prima per conoscere la sentenza definitiva. La Corte Suprema condanna Nestlé per concorrenza sleale, per aver «turbato il mercato lattiero-caseario» e «avere avuto un certo impatto sulle attività Codilait». A Bissek spettano 517 milioni franchi Cfa, meno di quanto riconosciuto dalla sentenza di primo grado. «È una vittoria di Pirro, ma è pur sempre una vittoria», ha commentato l’imprenditore.