La Chisa cattolica si propone come mediatrice nello scontro tra il governo camerunese e i separatisti anglofoni. Proprio per sostenere questa opera di riavvicinamento tra le parti, giovedì, il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato della Santa Sede, ha iniziato una visita di cinque giorni in Camerun che lo porterà anche a Bamenda, nel Nord-Ovest. Venerdì è stato ricevuto dal Capo dello Stato, Paul Biya, al Palazzo presidenziale dell’Unità. Poi ha incontrato i vescovi del Paese nella sede della Conferenza episcopale.
Il cardinale ha portato con sé un messaggio di pace del Papa che, fin dagli inizi, segue con apprensione questa crisi politica. Le difficoltà però non mancano. «L’offerta di mediazione della Chiesa cattolica è stata respinta e la richiesta del Presidente di ricevere i vescovi è rimasta finora lettera morta», ha lamentato il Presidente della Conferenza episcopale camerunense mons. Kome.
Oggi, mons. Parolin si recherà a Bamenda per consegnare il pallio (il simbolo dell’unione dei prelati con il Pontefice) all’arcivescovo mons. Andrew Nkea, molto coinvolto a livello locale nel dialogo tra belligeranti. A lui confermerà tutto il sostegno della Santa Sede per ogni azione che porti a sanare la frattura tra popolazioni anglofone e francofone.
Non lontano da Bamenda lo scorso novembre il cardinale Christian Tumi, arcivescovo emerito di Douala, anch’egli molto impegnato per la pace, è stato rapito per breve tempo dai separatisti anglofoni.