È un vero problema, il rientro scolastico, per i camerunesi vittime del conflitto nelle regioni del Nord-Ovest e del Sud-Ovest (indicate con l’acronimo Noso) e per coloro che sono costretti a scappare via delle incursioni del gruppo armato Boko Haram nella regione dell’Estremo Nord. Nelle regioni del Noso teatro di un annoso conflitto tra le forze del governo centrale e la ribellione separatista anglofona, i miliziani boicottano le istituzioni statali e prendono di mira anche le scuole, gli insegnanti, le famiglie e gli alunni. Per le famiglie che sono invece scappate in altre regioni, la difficoltà sta nel reperire fondi e assistenza per mandare i propri figli a scuola.
Ieri, il governatore del Nord-Ovest, Adolphe Lele Lafrique, ha annunciato alla televisione pubblica Crtv che verranno rafforzate le misure di sicurezza davanti ai plessi scolatici. Questo, ha spiegato, per evitare i rapimenti di studenti e insegnanti da parte dei separatisti contrari alla ripresa delle lezioni. Più polizia, più gendarmi, più soldati e comitati di vigilanza sono in teoria all’opera per sorvegliare le scuole, in un’atmosfera che di certo non facilita il normale decorso di un anno accademico. Il pesante dispositivo mira a sventare attacchi da parte di gruppi armati secessionisti. Studenti e insegnanti che sfidano il boicottaggio della scuola da parte dei separatisti vengono spesso rapiti, uccisi o rilasciati dietro pagamento di riscatti.
A Moskota, località dell’Estremo Nord che confina con la Nigeria, il problema è un altro: le aule scolastiche sono trasformate in ripari di fortuna per le migliaia di sfollati. Impossibile, in queste condizioni, poter organizzare lezioni, che di fatto non si stanno tenendo da quando sono ufficialmente riprese le lezioni, lo scorso 6 settembre. Ancora più grave, pare che gli insegnanti, pronti per la ripresa, non fossero al corrente che le scuole erano ancora occupate dai profughi, ai quali non è stata proposta alcuna alternativa. Le condizioni di vita di questi sfollati di Boko Haram stanno peraltro diventando un problema: grande promiscuità, problemi nell’assistenza sanitaria. Una dozzina di persone, tra cui bambini, sono morte di malaria. È circa un mese che le popolazioni di villaggio nell’Estremo Nord sono scappate e hanno paura di tornare, temendo nuovi attacchi di Boko Haram.
(foto di apertura: Jean Pierre Kepseu/Xinhua) AFP)